
Per la rassegna “Teatro Disarmato”, nello Spazio Atelier del Teatro Menotti, il lavoro multimediale di Rajeev Badhan scritto da Massimo Sgorbani
Tre canti, tre rivelazioni di vita, tre percorsi femminili, dall’identità tra il sacro e il profano, che collocano la spiritualità femminea nella piaga di una terra che urla contro un male archetipico e distruttivo.
Le donne, interpretate in ordine di apparizione da Elena Strada, Sofija Zobina e, in video, Isabella Nefar, sono le protagoniste di questo lavoro dove la fede e il martirio del corpo s’incontrano tra percorso mistico e orrori della guerra.
Il lavoro di Rajeev Badhan, su testo di Massimo Sgorbani, penetra la sofferenza in profondità, trasmuta il Golgota nella genesi di una substantia ipostatica, raggiunge le radici di una Passione umana che nella guerra sia l’identità del male assoluto sia l’utopia di una diversa esistenza. In Causa di beatificazione. Tre canti per voce e tempesta, le parole divengono un flusso con effetto a canone fuse nell’esperienza visiva e sonora, l’ingrediente salino di un pathos indelebile che raggiunge l’anima dell’osservatore ed è foriero di una disvelata autenticità del dolore. Immagini e suoni sono parte della drammaturgia prodotta sul palco, le diverse entità espressive si correlano nell’identificare la semantica del fluxus performativo.
La sublimazione dell’attesa nell’offerta del proprio corpo della superstite kosovara, nonché il sacrificio estremo della palestinese che arriva alla dissolvenza fisica per raggiungere nel video l’elevazione eterica, hanno come cursore l’esperienza ascetica della prima, ispirata alle vite di Angela da Foligno e Veronica Giuliani: nei particolari la prima, nella sua vita mondana «selvaggia, adultera e sacrilega», secondo il suo Memoriale, fu una santa che arrivò, con la conversione e appartenenza al Terz’Ordine Francescano, a forgiare spiritualmente nel suo Cenacolo il predicatore e teologo Umbertino da Casale, un grande difensore (tra XIII e XIV secolo) della povertà evangelica; Veronica, invece, fu chiamata “la sposa del crocifisso” per aver ricevuto nel capo l’impressione della corona di spine e nel Venerdì Santo del 1697 le stimmate della Passione di Cristo.
Le libagioni fisiche come gli smembramenti dei corpi sono il frutto di un linguaggio che rafforza l’immagine interiore di un terrore, quello determinato dall’assenza spirituale che macera e calpesta qualsiasi elemento creato. In questo caso, la guerra è solo la punta di un iceberg, lo strumento “troppo umano” di una vendetta verso tutto ciò che può costituire la ricchezza di un’umanità spesso contrastata dalla tentazione di un suo annientamento.
Lo spettacolo di Rajeev Bedhan non può dunque lasciare indifferenti. Il suo climax esercita la pressione di un pugno allo stomaco che aumenta negli spettatori la cognizione del male che proprio la volontà, il sogno e la veridicità di una crescita universale, ovvero quel bene che un’umanità distratta deve raccogliere dall’urlo di una femminilità consapevole, può sconfiggere definitivamente. Un elemento di lettura circostanziale che può contribuire alla salvezza contro ogni deleterio conflitto.
STAGIONE 2025/26 – TEATRO DISARMATO

Produzione SlowMachine con il sostegno di MIBACT e Regione del Veneto
Causa di beatificazione. Tre canti per voce e tempesta
Testo di Massimo Sgorbani
Con Elena Strada, Sofija Zobina e in video Isabella Nefar
Regia, video, luci e musiche di Rajeev Badhan
Milano, Teatro Menotti Filippo Perego, via Ciro Menotti 11
Dal 27 al 30 ottobre 2025 ore 19,30