Quasi una risposta a Tom Stoppard. Se nel capolavoro del teatro dell’assurdo Rosencrantz e Guildenstern sono morti i due amici d’infanzia di Hamlet si ritrovano a convivere una crisi d’identità quasi a convalidare l’inutilità del loro ruolo simbolico – senza alcuna dignità, marionette stupide di un gioco più grande che non riescono nemmeno a immaginare -, nell’adattamento del principale dramma shakespeariano di Stefano Caraci tutti i soggetti scaturiscono dalla mente del protagonista, in uno scambio reciproco di ruoli e fisionomie, come le maschere incompiute di un delirio della modernità. Il luogo, un universo chiamato Elsinor che diventa laboratorio di follia nella magica teatralità di un vuoto esistenziale che si riempe di schermitori della coscienza, personaggi effimeri eppure rappresentativi delle forme archetipe del pensiero, una struttura a castello percorribile in tutte le direzioni a dimostrazione della versatilità espressiva ed evocativa.
Un esperimento interessante, che pone Amleto, unico personaggio “fermo” nella sua identità fisica, quale demiurgo della visione moderna del mondo correlato al mito, in un fil rouge che dal passato comunica senza interruzione con la contemporaneità.
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Giudizio: ***
PRODUZIONE COMPAGNIA LABORATORIO DI PONTEDERA
Amleto. Nella carne il silenzio di William Shakespeare
Drammaturgia di Stefano Geraci
Con Tazio Torrini, Andrea Fiorentini, Serena Gatti, Debora Mattiello, Luigi Petrolini, Francesco Puleo, Alessandro Porcu
Regia di Roberto Bacci
Milano, Teatro Litta, C.so Magenta 24
Dal 24 febbraio al 7 marzo 2010