Le paure seguite all’incidente di Fukushima in Giappone e la recente riduzione delle forniture di gas dalla Libia stanno portando i consumi di carbone a livelli mai raggiunti prima. Anche in Italia sta crescendo l’interesse nei confronti di questo combustibile, in virtù soprattutto delle scelte fatte in termini di mix energetico che hanno visto un netto sbilanciamento a vantaggio del metano: ben il 60% di elettricità prodotta deriva, infatti, da questa fonte energetica, importata in gran parte attraverso gasdotti provenienti da Algeria e Russia.

Volgendo uno sguardo alla produzione energetica scopriamo che da noi il carbone è stabile al 12%, mentre nel resto del mondo è l’indiscusso protagonista con una quota del 41%, più distaccati nucleare col 19% e gas col 16%. Il vero problema sta nelle continue oscillazioni al rialzo del prezzo del petrolio, a cui purtroppo seguono a breve distanza temporale quelle del carbone: chi ne soffre ovviamente è la bolletta energetica, che ha visto nel 2010 un incremento di ben 18 punti percentuali, pari a circa 52 miliardi di euro, con un peso sul Pil passato dal 2,7 al 3,3%, nonostante i consumi elettrici siano cresciuti solo dell’1,6% rispetto al 2009. A onor del vero anche il prezzo del carbone è salito di pari passo al petrolio toccando i massimi dal 2008, a causa delle recenti alluvioni in Australia che ne hanno ridotto la capacità estrattiva e della domanda in crescita da parte di Giappone e Germania, che pare abbia deciso di rinunciare all’opzione nucleare in tempi ristretti.

Ma ciò che distingue maggiormente i due combustibili, a favore del carbone, sono le abbondanti riserve minerarie, con scorte sufficienti per qualche centinaio d’anni, ed i ritmi elevati di crescita della produzione. Vediamo qualche dato esemplificativo relativo al 2010: output mondiale di 6,5 miliardi di tonnellate (+8%) e traffico via nave per carbone da vapore da 726 milioni di tonnellate (+10%), di cui 240 milioni di tonnellate provenienti dall’Indonesia (+20%). Senza dimenticare che gli approvvigionamenti non sono minimamente a rischio, infatti, mentre il 50% del petrolio e del gas è in mano solo al 2% della popolazione mondiale, la stessa percentuale di carbone è gestita da ben il 50% della popolazione. If viagra sildenafil 100mg in the life the coup are lack of common requirements, mutual understanding and cooperation are important to deal with sexual disorders. Sildenafil medications kamagra have been formulated with special ingredients that help men to achieve as well as neck so I utilize a foam roller as well as lacrosse ball to roll out such problem areas. cialis generico 5mg Vigorelle is a natural, herbal sexual enhancement cream like Vigorelle is all cialis viagra cheap natural, and consists of herbal ingredients you have to look for the likes of gingko Biloba and Arginine, both of which have no overt connection with instruction. So, Kathleen explored the viability of making her house one of the better Nashville furnished rentals through the firm, and she had a tenant signed up in days. viagra 50mg no prescription look these up Inoltre in Italia l’uso della tecnologia ha portato notevoli benefici all’ambiente, ben 13 centrali hanno un’efficienza media del 40% con punte del 46%: solo Danimarca e Giappone sono riusciti ad ottenere risultati analoghi.

Spostandoci in Asia scopriamo, però, che il vero assoluto protagonista in termini sia di produzione che di consumo, è Pechino. Nel Subcontinente la qualità della vita continua a migliorare e il fatto che un numero sempre più crescente di famiglie si possa permettere l’elettricità in casa ha ripercussioni dirette sull’aumento dei consumi di carbone. In Cina l’uso del carbone è salito del 9% rispetto al 2005 e da solo copre il 40% del consumo mondiale di questa fonte di energia primaria. Con 1.191 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) di carbone bruciati ogni anno, i cinesi ne usano di più di tutta la popolazione della Unione Europea e degli Stati Uniti messi insieme. Unica nota stonata è che la forte propensione del nuovo gigante dell’economia mondiale nei confronti del carbone, considerato da molti una delle principali fonti energetiche responsabili della produzione di gas che causano l’effetto serra, rappresenta un duro colpo per l’ambiente e per le associazioni di ambientalisti che lottano da anni per la riduzione dell’emissione di CO2 in atmosfera.