Foto: Alberto Contador © 2010 HaggisnlOttobre doveva essere il mese dedicato al mondiale ciclistico su strada, ma i fatti agonistici sono decisamente passati in secondo piano dopo le bombe mediatiche sui presunti casi di doping, con lo spagnolo Contador su tutti.

E così, anziché soffermarsi in analisi e bilanci sul primo mondiale della storia disputato nell’emisfero australe (Melbourne, 29 Settembre-3 Ottobre), tutta l’attenzione di pubblico e media si è concentrata sugli scandali relativi al doping, o meglio al presunto uso di sostanze vietate, da parte di poveri ciclisti ignari. Mentre infatti il campionissimo Lance Armstrong è alle prese in America coi procuratori federali e con un vero e proprio accerchiamento giuridico e mediatico, con nuovi testimoni che spuntano come funghi, vedi un fisiologo del team “RadioShack” o alcuni ex compagni di squadra; nel vecchio continente l’ultimo vincitore del Tour de France è stato sospeso dall’Unione Ciclistica Internazionale, in quanto avrebbe assunto del clenbuterolo, un anabolizzante. Lo spagnolo Alberto Contador sarebbe risultato positivo ad un controllo effettuato lo scorso 21 Luglio, giorno di riposo della “Grande Boucle”. “Un errore evidente” – si è affrettato a precisare l’iberico nella conferenza stampa da lui indetta a Pinto. E “semplicemente una disgrazia” – gli ha fatto eco il suo attuale direttore sportivo Bjarne Riis (fonte: “corriere.it”).

Nella medesima conferenza in terra di Spagna Contador ha precisato che si tratta di “una contaminazione alimentare”, per “colpa di un filetto” (fonte: “ilgiornale.it”) che gli avrebbe portato dalla terra madre l’amico Josè Luis Terron, l’organizzatore della “Vuelta Castilla y Leon”.

Insomma, galeotta fu quella bistecca, tanto più che la quantità di clenbuterolo rilevata è infinitesimale, “e non serve affatto per migliorare le prestazioni” – ha raccontato sempre il campione iberico. “Sono una vittima, – ha poi concluso il ciclista numero uno al mondo – e se ci fosse una sanzione sarebbe intollerabile” (da “gazzetta.it”).

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“Accuse infondate” – ribadiscono dall’entourage del vessato campione (ansa.it), e d’altronde lo spagnolo ha una sola parola, e ha detto chiaramente che trattasi di “carne avariata” e che va in giro “a testa alta”.

Andate poi a dirlo al capo della procura antidoping del Coni Ettore Torri, secondo cui “tutti i ciclisti sono dopati”, e “se il doping non fosse dannoso per la salute degli atleti, sarebbe da legalizzare” (da “gazzetta.it”). Salvo poi correggere il tiro, chiarendo che il suo era “solo lo sfogo” di un particolare momento.

Dopo questo “sfogo” il patron della “Liquigas” (la squadra di Basso e Nibali, Ndr) Paolo Zani ha già promesso “una denuncia contro Torri: gli chiediamo 5 milioni di euro come risarcimento per danni di immagine” (da “La Gazzetta Sportiva”). Ci sovviene un dubbio: sarà per questo motivo che il procuratore Torri aveva già fatto marcia indietro?