Foto di scena: Chavela V. – Camilla Barbarito, Fabio Marconi © Teatro Menotti Milano - Atelier Teatro Menotti, 15 e 16 giugno 2025
Foto di scena: Chavela V. – Camilla Barbarito, Fabio Marconi © Teatro Menotti Milano - Atelier Teatro Menotti, 15 e 16 giugno 2025
Foto di scena: Chavela V. – Camilla Barbarito, Fabio Marconi © Teatro Menotti Milano

In scena all’Atelier del Teatro Menotti di Milano lo spettacolo scritto da Claudia Donadoni e Camilla Barbarito sulla vate ranchera del Messico, con musica dal vivo di Fabio Marconi

La Malinche (conosciuta anche come doña Marina dagli spagnoli) è un personaggio controverso della storia messicana, una giovane azteca di origini nobili, amante di Cortès dopo esserne stata traduttrice e ambasciatrice presso le tribù indigene, che favorì la distruzione dell’impero Azteco a favore dei colonizzatori spagnoli, senza la cui opera non sarebbero mai riusciti a conquistare tutti i territori del nascente Messico. In che modo la sua figura incrocia quella di Chavela Vargas? Vediamolo e soprattutto sentiamolo con la penetrante voce di Camilla Barbarito, coautrice con la regista Claudia Donadoni dello spettacolo che si è tenuto domenica 15 e lunedì 16 giugno presso l’Atelier del Teatro Menotti di Milano, accompagnata dalle note di Fabio Marconi alla chitarra, ma prima facciamo un passo indietro e addentriamoci nelle origini di una delle più straordinarie interpreti della canzone ranchera messicana scomparsa a Cuernavaca il 5 agosto del 2012 all’età di 93 anni.

Chavela vede i suoi natali a San Joaquin de Flores, in Costarica, il 17 aprile del 1919, ma già all’età di 14 anni si trasferì in Messico e iniziò a cantare per le strade, esibizioni spontanee frutto di un sentimento legato a quella nuova patria che la investì di un profondo amore per la sua storia e cultura musicale. Una “ranchera” nell’anima, al punto che quando qualcuno le ricordava le sue origini rispondeva che «un messicano aveva diritto di nascere dove cavolo gli pareva». Non si trattava ancora di professionismo, ma di un’autentica simbiosi poetica con quella terra e tutto ciò che le apparteneva. L’identità di Chavela prendeva forma per ciò che realmente le apparteneva, ovvero il suo spirito di libertà, che la renderà un’icona pasionaria del Messico e una delle voci più rappresentative della cultura musicale di quel Paese.

Foto: Chavela Vargas (1919 – 2012)
Foto: Chavela Vargas (1919 – 2012)

Torniamo dunque alla Malinche, una donna che raccolse la fama di traditrice da parte del suo popolo, ma che in realtà, dopo vicissitudini familiari a dir poco scabrose, semplicemente cercò di sopravvivere programmandosi un degno futuro per sé e i due figli, avuti rispettivamente da Cortés e da un marito procuratole dallo stesso amante. Una donna con una prospettiva di vita disattesa dall’abbandono di Cortés, che si riunì a sua moglie, e da un destino di morte precoce avvenuta probabilmente per vaiolo. La sua figura è associata a quello della llorona, leggendaria donna fantasma che piange in Città del Messico l’abbandono dopo essere stata l’amante di un conquistador, una sorta di Banshee che perseguita il compagno che l’ha lasciata dopo avere ucciso come Medea i propri figli e che poi piange la loro scomparsa. È qui che Chavela, con la sua voce, s’immedesima nell’amante incatenato da lei: La Llorona  non può dirsi un brano d’amore, per l’atmosfera luttuosa è utilizzato nella celebrazione del Día de Muertos, ma la cantante riesce a infondere con le sue parole la natura insieme sentimentale, macabra e festosa del Messico. Una miscela che contraddistingue la caleidoscopica personalità della nostra Edith Piaf messicana e nella quale Camilla Barbarito si è ben identificata. Chavela fu una donna che amò moltissimo, in particolare la pittrice Frida Kahlo con la quale ebbe un’intensa relazione, che si circondò di amicizie importanti, tra i quali il discusso presidente messicano Luis Echeverrìa e l’artista muralista Diego Rivera, che immolò la poesia in simbiosi con la presenza astrale di Federico Garcia Lorca, che fu omaggiata nel cinema da Pedro Almodóvar con alcune sue canzoni e in presenza da Werner Herzog con una parte nel film Grido di pietra, che cadde nell’abisso dell’alcolismo per poi avere una palingenesi che la porterà, all’età di 81 anni, a gettarsi col paracadute da 5mila metri di altezza in abbraccio alla maestà liberatoria del cielo. Al di là di tutto, fu una figura che dal lavoro ai campi al palcoscenico non si risparmiò mai e visse addentando tutto ciò che la vita le offriva, innaffiando generosamente il menù dell’esistenza con fiumi di tequila bianca e soprattutto con le note che il dono della sua voce le consentiva di lanciare nell’etere.

Lo spettacolo, grazie alla meravigliosa Camilla Barbarito accompagnata dalla bravura musicale di Fabio Marconi, rende certo il fascino della figura della Vargas ed effonde l’atmosfera messicana nei suoi variegati umori. Il repertorio non è scevro da attraversamenti geosociali come il capolavoro folk pop Messico e Nuvole di Pallavicini-Conte, che conobbe la notevole esecuzione di Enzo Jannacci, e non poteva non concludersi, dopo avere affrontato la già citata La Llorona e le pene d’amore di Paloma Negra, con l’ottocentesca canzone Cielito Lindo, un brano dal vezzeggiativo amorevole nel titolo, ma che officia il canto quale antidoto contro ogni tristezza ed è considerato un inno al cuore palpitante del Messico.
Un cuore libero e trasgressivo come quello di Chavela Vargas…

Produzione TEATRO MENOTTI

Chavela V. scritto da Claudia Donadoni e Camilla Barbarito
Con Camilla Barbarito
Diretto da Claudia Donadoni
Musica dal vivo di Fabio Marconi

Milano, Atelier Teatro Menotti, via Ciro Menotti 11
Domenica 15 e lunedì 16 giugno 2025

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