Foto: Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020)
Foto: Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020)
Foto: Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020)

La controversa figura di Diego Armando Maradona, il “Pibe de Oro” del calcio mondiale

Diego Armando Maradona è deceduto all’età di 60 anni lo scorso 25 novembre, nella sua casa di Buenos Aires, a seguito di complicanze cardiache. È stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, se non il più grande, ma anche uno dei più discussi e controversi uomini di sport.
Fuoriclasse indiscutibile, in campo con le sue magie funamboliche riusciva a far sognare i tifosi dell’Argentina, con cui vinse da capitano e trascinatore i Mondiali del 1986, e quelli del Napoli calcio, con cui raggiunse la maturità sportiva e vinse 2 scudetti nel 1987 e nel 1990, oltre ad una Coppa Uefa nel 1989. Per dirla come il grande campione Roberto Baggio su Twitter: «Diego Armando Maradona ha dipinto grande calcio». «È stato un Picasso», gli ha fatto ecco Arrigo Sacchi (da: “Gazzetta.it”).

Sono molti i tributi di affetto riversati al campione argentino dai colleghi del calcio e non solo, da Michel Platini fino a Ronaldo e Messi, per citare alcuni fra i più grandi. Uno in particolare li riassume tutti: «Ha fatto la storia del calcio» il cinguettio dell’allenatore Antonio Conte su Twitter.

Ma Diego era molto amato anche dalle grandi masse, simbolo dell’Argentina nel mondo, e anche testimonial della città di Napoli. A renderlo così popolare e benvoluto certamente hanno contribuito le sue umili origini e la sua generosità in campo e fuori dal campo. Di lui si ricordano le numerose donazioni filantropiche ai disagiati e ai bambini di Napoli, per esempio. Ma anche la sua lotta dichiarata ai poteri forti del calcio, come la Fifa dell’allora presidente Havelange. Si pose a paladino calcistico del “sud Italia povero” contro il “ricco nord”, e se questo lo fece adorare particolarmente dalla città di Napoli, qualche antipatia ed inimicizia comunque gliela creò.

Tantopiù che il suo atteggiamento fuori dal campo non sempre fu irreprensibile, vedi la sua dipendenza da cocaina sin dal 1982, come riportato nella sua stessa autobiografia del 2000, che gli costò anche una lunga squalifica nel 1991. «Ci prendevamo in giro per le nostre dipendenze» lo ricorda con affetto Lapo Elkann (fonte: “ilfattoquotidiano.it”). Ma fu eclatante anche la squalifica per doping ai Mondiali del 1994 negli Stati Uniti, quando fu sospeso dalla manifestazione per uso di efedrina.

Come allenatore e dirigente sportivo non si può dire minimamente che si sia avvicinato ai livelli luminosi raggiunti come calciatore, anzi la sua carriera a bordocampo, pur vantando tra l’altro la guida della Nazionale argentina, è stata assai modesta, bisogna ammettere. Va detto altresì che all’acuirsi dei problemi di tossicodipendenza si sono aggiunti gli eccessi alimentari e l’obesità, che l’hanno costretto a ben due interventi di by-pass gastrico, oltre a numerosi ricoveri ospedalieri.
Luci ed ombre di un uomo, oltre che di uno sportivo.
Ma a noi piace molto ricordarlo come ci ha raccontato il tecnico Pep Guardiola sui social: «Non importa tanto ciò che hai fatto della tua vita, ma quello che hai fatto per le nostre».