Foto: Arianna Follis © CONISi sono chiusi da poco i XXI Giochi Olimpici Invernali di Vancouver, in Canada (12-28 Febbraio 2010). E già infuriano polemiche e processi nei confronti della spedizione azzurra e in seno alle rispettive federazioni.

Il bottino di casa Italia risulta alla fine inferiore rispetto alle attese, quantomeno rispetto alle attese dei nostri vertici federali. Il medagliere ci vede raccogliere 1 oro, 1 argento e 3 bronzi. Cinque medaglie in tutto. Bravissimo Giuliano Razzoli, il “nipotino” del mitico Alberto Tomba, l’unico atleta azzurro a piazzarsi sul gradino più alto del podio proprio nello slalom, la specialità tanto cara al suo mentore.

Prima di partire per il Canada “Razzo” aveva persino scritto su un bigliettino: “il mio pronostico per Vancouver: medaglia d’oro” – racconta lo stesso campione olimpico alla Gazzetta dello Sport. Certo, l’atleta emiliano non manca di personalità. Un po’ come il veterano Piller Cottrer, che alla bellezza di 35 anni ci ha regalato l’argento nella 15 km a tecnica libera di fondo. You see, there has always been one area on a man’s body that most men would do cialis line prescription davidfraymusic.com anything to grow their back, and if Propecia provides that answer, then it’s worth a shot. You model your foot, hand, leg, cialis stores neck, etc. generic prescription viagra These drug stores are committed to quality and stack genuine health drugs from FDA approved pharmaceutical companies. The buy generic levitra main complications including are following as: Acute retention of urine. O come l’inossidabile Zoeggeler, che per la quinta volta di fila ha raggiunto il podio ai Giochi, grazie al terzo piazzamento finale (come avevamo peraltro ben pronosticato in un precedente articolo sulla nostra testata, Ndr). E per di più su un tracciato, quello di Blackcomb, a dir poco maledetto, dopo la caduta in prova dello stesso altoatesino, per fortuna senza conseguenze, ma soprattutto dopo il fatale incidente del georgiano Kumaritashvili, deceduto a seguito dell’impatto con il pilastro a bordo pista.

E meritevoli di lode anche i giovanissimi Alessandro Pittin (20 anni) e Arianna Follis (19 anni), entrambi per la prima volta sul podio in due specialità, la combinata nordica il primo e lo short track la seconda, normalmente ad appannaggio degli scandinavi o dei nordamericani.

E poi tanti piazzamenti, dalle “medaglie di legno” dei vari Heel e Schnarf nello sci alpino, o dei Oberstolz e Gruber nello slittino doppio, ai quinti posti di atleti come la Genuin nel fondo, o della coppia di “ballerini su ghiaccio” Faiella e Scali.

E d’altronde il valore della squadra corrisponde a quello previsto da esperti autorevoli, come ad esempio quelli di “Sport Illustrated”, che prevedevano per l’Italia per l’appunto un solo oro, e 4 medaglie in tutto. Come mai allora dirigenti importanti come il presidente del Coni Gianni Petrucci, ancor prima della fine dei Giochi (e prima della vittoria di Razzoli, Ndr), si diceva “avvilito” per i risultati (fonte Dnews)? Come mai per il presidente Fisi il bilancio è “innegabilmente negativo”, in quanto “non si è riusciti a trasmettere agli atleti che un Olimpiade vale una carriera”?

Come ha raccontato lo stesso Petrucci, “nel nostro paese ci dovrebbe essere anche il diritto alla sconfitta” (fonte Iris), in altre parole il diritto “decoubertiniano” a partecipare. Vedi anche la prova negativa di atleti fino all’altro giorno vincenti, come Carolina Kostner o Enrico Fabris.

Tutti atleti, i 109 della nostra pattuglia, che han lavorato duramente per quattro anni, giorno dopo giorno, senza saltare un allenamento, tra una gara di Coppa e un Mondiale. Spesso a costo di duri sacrifici.

Ma c’è qualcuno che abbia fatto almeno una sana critica costruttiva, una proposta?

L’unica pervenuta, assai curiosa invero, parrebbe quella avanzata dal capo della Protezione Civile Bertolaso: “Giochi Invernali a L’Aquila nel 2018”. Ma perché, ancora una volta, associare l’idea del terremoto alla spedizione azzurra?