Invenzioni note, come la Cinquecento, la Vespa, la lampada Parentesi di Castiglioni, la macchina da scrivere Olivetti, la caffettiera Bialetti e meno note, come il forno da cottura, l’ombrello o la nervatura che consente di realizzare scarpe da donna con tacchi alti. Stiamo parlando di marchi rigorosamente italiani e di modelli nati dal genio e dall’intuito di premi Nobel, come Marconi e Fermi, ma anche di ignoti ingegneri, operai, soldati, fuggitivi, profughi ed imboscati.

Ripercorriamo in ordine cronologico le vicende dei brevetti italiani che hanno fatto storia. Nel 1885 l’ombrello di Giovanni Gilardini, semplice lavoratore del Verbano arrivato negli Anni Quaranta del Mille e Ottocento a Torino. Comprese fin da subito che l’abbigliamento poteva passare senza particolari affanni dalla semplice cucitura a mano alla produzione in serie. Diventò il fornitore principale di scarpe per alpini e vestiario per l’esercito italiano nella Grande Guerra. Qualche anno dopo, nel 1897, la radio di Guglielmo Marconi, che nel 1896, a Londra, aveva presentato un brevetto denominato “Trasmissione di segnali elettrici”. La prima trasmissione via radio avvenne nel 1899 da Ballycastle a Rathlin, in Irlanda del Nord. Degne di nota anche le invenzioni italiane del XX secolo. Nel 1912 gli idrovolanti di Enrico Forlanini, nato dalla borghesia intellettuale milanese e pioniere della navigazione aerea.

Dopo la laurea realizzò la prima macchina in grado di sollevarsi da terra, l’elicottero a vapore, e trentacinque anni dopo inventò l’idrottero, elemento fondamentale per lo sviluppo degli attuali aliscafi: grazie a lui oggi è possibile spostarsi velocemente sul mare dalla terra ferma alle isole. Successivamente, nel 1926, la macchina da scrivere Olivetti. Alla realizzazione del primo esemplare lavorarono, tra il 1908 ed il 1911, una ventina di persone guidate ottimamente dall’ingegner Camillo Olivetti. Inform him about your complete medical history with your primary health care physician to ensure this is the case levitra buy levitra the powerful formula is made by a cGMP certified pharmaceuticals manufacturer. NF Cure capsules and Vital M-40 capsules are two of the capsules to get rid of any kind of sexual problems like purchase levitra in canada erectile dysfunction (ED) and premature ejaculation. If there have passed a long period of time given that you as well as your companion last make love, the drug could be influencing. ordering viagra from india discount pharmacy viagra It allows more blood to the genitals causing harder erection. Arriviamo, quindi, al 1949 con il primo esemplare della Vespa, creata da Corradino D’Ascanio per la Piaggio di Pontedera. In pratica era un motociclo, che oggi definiremmo low cost, che impiegava propulsori di derivazione aeronautica.

Tra le altre curiosità ricordiamo, nel 1969, la nascita del primo calcolatore elettronico italiano. Pier Giorgio Perotto e Giovanni De Sandre crearono, infatti, il primo personal computer interamente italiano, l’Olivetti Pentagramma 101. Anche se nella forma sembrava più una calcolatrice che un PC, di quest’ultimo aveva però già molti pregi, tra cui quello di essere uno strumento personale di elaborazione dati. Di esempi ce ne sono ancora parecchi. Salvatore Ferragamo era un calzolaio di Avellino che ebbe la felice intuizione di applicare i principi di scienza delle costruzioni alle scarpe femminili: fu lui, infatti, ad ideare la struttura irrigidente per le scarpe da donna e quando, nel 1923, si spostò ad Hollywood, aprì il “Boot Shop” e divenne il calzolaio delle dive hollywoodiane. E non è ancora finita, abbiamo anche concepito il missile giocattolo con l’apertura automatica che ha fatto la felicità di tanti bambini: Alessandro Quercetti, che lo brevettò, era un ex pilota di guerra. Scopriamo, infine, che la famosa macchina del film “Ritorno al futuro”, che per intenderci era quella che si apriva quasi con le ali, è firmata da Giugiaro.

Sarebbe stato semplice, pensando agli oggetti italiani, limitarsi al design industriale vanto del MOMA, le lampade di Castiglioni, le cose di Sottsass, la sedia di Cassina, i maestri dello stile Giò Ponti e Munari. Ma siamo stati molto più di tutto ciò, ossia geniali e nello stesso tempo sempre aperti alle nuove tecnologie e tendenze. Questo è il nostro autoritratto: le nostre invenzioni riflettono la nostra immagine, i consumi, i desideri realizzati e non, quello che siamo e quello che, tra un secolo e l’altro, eravamo realmente, insomma, tutte le nostre creazioni parlano un po’ di noi.