Foto: copertina de “Io sono un jazzista e altre storie” di Guido Michelone © Melville Edizioni
Foto: copertina de “Io sono un jazzista e altre storie” di Guido Michelone © Melville Edizioni
Foto: copertina de “Io sono un jazzista e altre storie” di Guido Michelone © Melville Edizioni

Il nuovo libro di Guido Michelone per Melville Edizioni

La raccolta di racconti è la quinta prova narrativa del saggista e docente Guido Michelone. L’autore insegna Storia e Musica Afroamericana al Master in Comunicazione Musicale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Storia del Jazz e Storia del Pop al Conservatorio Vivaldi di Alessandria.
Collabora – in attività pluriennale – a riviste di settore e quotidiani, con recensioni musicali e non solo.
Oltre alla numerosa saggistica per Melville, Theoria, Bompiani, Arcana è autore – appunto – dei romanzi “Cinquanta. Secondo Novecento”, “A Charlie Chàn piace il jazz?”, “Parigi a Vercelli”, “Giovane, giovane, giovane”, “Faber”, “Clara Schumann nel XXI secolo”.

Foto: Guido Michelone (archivio personale)
Foto: Guido Michelone (archivio personale)

Il curriculum di Guido Michelone non deve intimorire: lo scrittore ha spesso portato la lettura dei suoi libri nei bistrot, nei club, nei luoghi dedicati proprio al live e talvolta ha unito la musica dal vivo – con ensemble o formazioni jazz – alla classica presentazione promozionale.
Anche per questa raccolta di racconti, Michelone – complice la sua conoscenza della scena jazzistica in quanto critico – ha organizzato in varie occasioni tale mix sulla parola d’ordine dell’improvvisazione.
Improvvisazione – secondo una struttura di riferimento – che è tipica di questo genere musicale.

Nel primo racconto – “Io sono un jazzista? Le ordinarie avventure di Richard Goodlife” –  lo scrittore racconta le peripezie di Riccardino Bellavitasaxofonistanella Milano tra 1958 e il 1962. Il punto interrogativo nel titolo non è casuale. Per mantenersi Richard suona nei night-club accompagnando la vita notturna di tipi strambi. Soprattutto il suo cruccio è di non potere suonare il “suo” jazz, ma di doversi adattare a un repertorio obbligato. L’autore ricrea il linguaggio del tempo  – tramite i dialoghi tra i personaggi – riportando il lettore nel capoluogo lombardo dove rivivono locali che sono ormai scomparsi (magari al loro posto adesso c’è un ufficio postale…), oppure luoghi che hanno anni di storia come il Caffè Savini.

In “Snodi, Favoletta morale”, l’autore si è ispirato alle opere pittoriche di Enzo Maio e ha voluto sperimentare una sorta di scrittura automatica, evocando un immaginario fantascientifico.
In “Nat il cornettista. Un giallo in quindici quadri”, pur rispecchiando le categorie del genere giallo, si strizza l’occhio alla commedia – anche un po’ boccaccesca alla Alvaro Vitali ed Edvige Fenech – dichiarando così la contiguità – pop – dei generi.

“Free Jazz New Thing (la scomparsa di Giuseppi Logan)” prende spunto da una ricerca che Guido Michelone aveva effettivamente svolto su un musicista – realmente esistito (attestato anche sulla rivista “Musica Jazz”)  – che si era poi “disperso” nell’anonimato dei “non famosi” e forse dei senzatetto.
A corredare il libro un Indice dei nomi, che aiuta soprattutto il lettore non avvezzo al jazz a comprendere le tante citazioni di cui i racconti sono disseminati, e una piccola sezione intitolata Interviste, in cui l’autore risponde in termini puntuali – racconto per racconto – chiarendo le intenzioni narrative e la genesi letteraria.
In copertina una rielaborazione grafica – di bell’impatto – di “Adagio in sax” (Vogue Disques, 1971) di Fausto Danieli. Tutto si tiene.

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