Il fenomeno è conosciuto col termine analfabetismo digitale ed è uno dei tre analfabetismi rilevati dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per descrivere la fascia di soggetti a rischio isolamento per carenza di competenze. In Italia quel che preoccupa maggiormente non è tanto il numero di analfabeti totali, che fortunatamente non supera l’1,5% della popolazione, bensì la percentuale di individui adulti che non si serve di Internet. Fonti Istat 2010 affermano, infatti, che nel nostro Paese, a prescindere da regioni, studi e professioni, in una fascia d’età compresa tra i 45 e i 54 anni in cui si è nel pieno della vita produttiva, solo il 53% degli italiani dichiara di conoscere la Rete e solo il 56% possiede un computer a casa. E sembra si tratti più un problema femminile che maschile, che tocca in particolare le donne che non lavorano. E’ un dato anomalo nel panorama europeo e ancor di più statunitense, dove nella stessa classe di età le connessioni sono, invece, dell’83%, e anche salendo con gli anni (over 70) raggiungono il 45% contro il 12% dell’Italia.

In pratica l’analfabeta digitale non è in grado di inviare e-mail, fare ricerche su Google, prenotare viaggi e utilizzare l’home banking. Non sa compilare né tantomeno scaricare un modulo online, non si interessa di e-commerce né di siti di enti ed uffici, non conosce Wikipedia e Skype e se proprio è obbligato ad utilizzare Internet si rivolge a figli adolescenti o addirittura a nipoti.

Se da un lato nonni e genitori ci collocano agli ultimi posti per connessioni alla Rete, dall’altro i più piccoli ci aiutano a recuperare terreno: i digital kids italiani, ma anche immigrati, nella fascia d’età compresa fra i 6 e i 10 anni e soprattutto fra gli 11 e i 17, viaggiano a ritmi spediti, imparano da soli e sperimentano e amministrano Internet esattamente come i loro coetanei nel resto del mondo, con uguali opportunità e rischi. Low libido is a Recommended site canadian pharmacy sildenafil common problem affecting millions of men today including young as well as old adults. However, there are alternatives appearing on the market, and one such alternative is Sildenafil. generic no prescription viagra slovak-republic.org A study found more than 90 % of ladies searching for generic sildenafil india treatment for complications had a lower sex drive and 29 % said they were affected about the situation. This can result in huge monetary loss as well as manpower as well as valuable day to day operations. levitra prices E’ assodato, infatti, che la presenza di PC aumenta notevolmente nelle famiglie dove ci sono bambini e ragazzi (68% vs il 55%), il cui compito sembra sia diventato quello di aggiornare i più grandi in materia. Con le debite proporzioni ricorda quello che avvenne con l’alfabetizzazione di massa negli anni del primo dopoguerra, dove furono proprio i bambini ad insegnare a leggere e a scrivere ai nonni. Ma rispetto ad allora, i tempi dell’apprendimento per non essere emarginati si è drasticamente ridotto: entro cinque anni, o al massimo dieci secondo gli esperti, il rischio è quello di essere esclusi non solo dalla sfera del sapere, quindi mercato del lavoro, concorsi e università, ma, quel che più è grave, dall’accesso sempre più online delle funzioni della vita quotidiana, come bollettini da pagare o visite mediche da prenotare.

In Italia pesa il forte ritardo infrastrutturale, la scarsa diffusione della banda larga, ma anche una certa riluttanza all’uso dei PC da parte di quegli stessi adulti che vivono, invece, in simbiosi col cellulare (sono attive ben 150 milioni di sim card) e pensano che l’eccessiva dipendenza dalla Rete sia dannosa in particolare per i bambini, perchè riduce la loro capacità di apprendimento. In realtà i più giovani sono estremamente abili nel districarsi fra mondo analogico e digitale e, dati alla mano, sembra che quelli con accesso alle tecnologie abbiano un rendimento scolastico superiore rispetto ai coetanei che non le utilizzano.

Alla fine il problema non è tanto dei giovani, che essendo più flessibili si stanno riorganizzando su modelli cognitivi innovativi, con una trasformazione continua ed un lessico nuovo, ma di quel 47% di over cinquantenni, della loro fatica ad imparare e soprattutto della loro resistenza ai nuovi linguaggi. Insomma, una rivoluzione al contrario, ossia dal basso verso l’alto, ma così veloce da far presagire che tra breve nella stessa famiglia e tra più generazioni si parleranno linguaggi distanti anni luce.