Foto: Taj Mahal (Agra)A Davos si è riunita recentemente la più estesa delegazione del World Economic Forum degli ultimi tempi: economisti, associazioni di contadini, scrittori, imprese sociali, governo e industria privata, 450 persone in tutto a spiegare il ruolo che oggi l’India occupa a livello mondiale accanto alla Cina, altra grossa realtà in rapida ascesa.

Numeri impressionanti per un’economia ormai realtà consolidata nel vasto panorama internazionale: 500mila ingegneri, businessman e scienziati sfornati ogni anno a cui fanno da contraltare ben 800 milioni di contadini, che assicurano, però, solo il 17% del Pil. Ma la vera notizia è un’altra, ovvero la carenza di idraulici, carpentieri ed elettricisti, professioni che negli anni sono divenute sempre meno attraenti per le giovani leve.

Come ha fatto l’India a guadagnare una posizione di primissimo piano nell’economia mondiale? La chiave di svolta è da ricercare nelle riforme iniziate 20 anni fa. Allora, con 850 milioni di indiani, si stentava a raggiungere una crescita del 2% e l’impresa privata, rappresentata da poche famiglie, annegava nella carta bollata. Oggi, con una popolazione che sfiora 1,2 miliardi di abitanti, l’incremento si aggira attorno all’8-9% e ci sono la bellezza di 35 milioni d’imprenditori, oltre a più di 100 imprese che oltrepassano il miliardo di dollari di fatturato annuale e molte altre con la propensione all’acquisizione di società straniere. Senza dimenticare la crescita inarrestabile della media borghesia, i consumi, il Real Estate e l’amatissimo Bollywood.

A onor del vero va ricordato che oggigiorno ben 500 milioni di indiani vivono ancora nelle campagne. Stime attendibili dicono che tra 12 anni saranno meno della metà e dovranno necessariamente cambiare tipologia di lavoro. Altri dati preoccupanti, che danno un quadro più preciso della situazione a livello sociale, parlano di un 40% della popolazione analfabeta, un 34% di bambini denutriti e 14 milioni di giovani che ogni anno entrano nel mercato del lavoro senza quasi mai riuscire a trovarlo. Non è proprio il modello di sviluppo applicato da Pechino, ma, a detta della Commissione per la pianificazione indiana, il fatto che la loro sia rimasta una democrazia in povertà, da quando esiste l’Unione indiana, è sinonimo di successo e motivo di grande soddisfazione.

Ecco, dunque, il piano di riforme economiche e sociali. La crescita sostenibile prossima al 10% consentirà una grande disponibilità di capitali, che verranno impiegati proficuamente al fine di garantire, entro 14 anni, un crescente benessere per il restante mezzo miliardo di indiani citato pocanzi. The tadalafil no prescription drug starts working within half an hour of taking the tablet. Silicon buy viagra wikipedia reference is usually a type of silicon and would be the second most abundant element in Earth’s crust, second only to oxygen. It is related to bad lifestyle, such as food, health, shelter, and so on (Veenhoven, super cialis cheap 1996). Free http://downtownsault.org/easten-upper-peninsulas-only-organic-hair-salon-expands-celebrates-re-grand-opening/ purchase levitra can be bought online. Un impegno che, come sostiene il presidente degli industriali privati, non può essere lasciato esclusivamente al mercato, ma va accompagnato da uno specifico intervento regolatore dello stato che assicuri le necessarie risorse.

Pagare le tasse, quindi, ma non solo. Secondo il presidente della Confindustria indiana è fondamentale continuare a produrre beni che arrivino alla base della piramide sociale. L’India detiene già il primato mondiale per i medicinali a più buon mercato. E pensare che fino a sette anni fa non c’era assolutamente nulla: ora 800 milioni d’indiani hanno un cellulare a tariffe bassissime. Ma per gestire senza patemi d’animo il cambiamento previsto per il 2023, quando solo meno della metà degli indiani continueranno a vivere nelle zone rurali, è necessario investire in formazione. Infatti, il 65% dei giovani non conclude il percorso scolastico, si affaccia senza successo sul mondo del lavoro e quando trova qualcosa non ha la preparazione adeguata. Non servono, quindi, altri ingegneri, per i quali occorre eventualmente migliorare la qualità, ma artigiani, da pescare fra i 400 milioni di contadini senza lavoro. Mentre i miliardari indiani si tengono ben stretto il 20% della ricchezza del paese, saranno, dunque, gli idraulici a sconfiggere l’annoso problema della povertà indiana.