Foto: Aligi Sassu, Via Manzoni, 1952, olio su tela, cm. 148x198 © MAR Museo d’Arte Città di Ravenna © Carlos J. Sassu Suarez, Archivio Aligi Sassu, Carate Brianza (MB)Arte italiana tra il ’45 e il ’53, ovvero gli otto anni in cui davvero l’Italia s’è desta, il tempo più vivace, magmatico, contrastato di tutto il nostro Novecento: questo è il contenuto del progetto di mostra “L’Italia s’è desta: 1945-1953” – Arte italiana del secondo dopoguerra, da De Chirico a Guttuso, da Fontana a Burri, curato da Claudio Spadoni, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e dal Museo d’Arte della città, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, in programma nelle sale del Mar, Museo d’Arte della città, fino al 26 giugno 2011.

Questa mostra ha l’ambizione di ricostruire tutte le diverse fasi delle vicende artistiche dalla fine del secondo conflitto mondiale alla grande mostra di Picasso in Italia del 1953, a Roma e poi a Milano, che, per molti aspetti, segna uno spartiacque fra il dopoguerra del rinnovamento, dei dibattiti culturali, delle costituzione di gruppi e movimenti, e la seconda parte degli anni Cinquanta.

Per la prima volta viene offerto un quadro complessivo di quelle stagioni cruciali della storia artistica italiana, in una sorta di fermo immagine che registra non solo il nuovo che ribolle, ma anche la vitalità di ciò che il montare di quest’ansia di modernità europea andava relegando ad una ingiustificata considerazione marginale, ovvero le opere ultime, eppure spesso sorprendentemente felici, dei grandi protagonisti della prima metà del secolo: da Morandi a De Pisis, da Balla a Carrà, da Casorati a De Chirico, da Martini a Marini e Manzù. Maestri, non ancora scomparsi, dei quali viene documentato il lavoro di quegli anni, fra storia e attualità.

Ma “L’Italia s’è desta: 1945-1953. Arte italiana nel secondo dopoguerra” è in primo luogo il racconto del voltar pagina, un mutar paradigma di una generazione alla ricerca, affannosa e creativa, di nuove possibilità espressive. Milano, Torino, luoghi di resistenza degli ultimi anni della guerra, furono insieme a Roma e Venezia le principali città nelle quali la vita artistica italiana riprese impulso.

Erano questi gli anni in cui gli artisti italiani più impegnati identificavano in Pablo Picasso l’imprescindibile alternativa europea alla chiusura provincialista. Le sue opere rappresentavano un modello fondamentale della modernità, per linguaggio e contenuti ideologici. L’infatuazione Neocubista, secondo il modello del famoso Guernica, trova riscontro in gran parte degli artisti, con figure di primissimo piano come Guttuso, Leoncillo, Morlotti, Pizzinato, mentre il bisogno di un legame tra arte e oggettività si esprime nelle diverse forme di Realismo di Peverelli, Testori, Sassu, Zigaina.

Quasi contemporaneamente l’esigenza di coalizzarsi in gruppi veniva espressa dal Fronte Nuovo delle Arti che accomunava presenze eterogenee (Birolli, Guttuso, Leoncillo, Morlotti, Pizzinato oltre a Levi, Santomaso, Vedova, Viani) ed ebbe la consacrazione alla Biennale del ’48, pur nella difficile convivenza di figure e istanze incompatibili. About:- Medicity Hospital is a top tier multispecialty hospital & Super specialty hospital in Navi Mumbai (Kharghar). cialis tab tadalafil canada Timely treatment can save you from various dangerous episodes linked to depression. It is also recommended to cialis professional india people suffering from cancer or undergoing chemotherapy and having problems with their erection. It demotes the inhibitory enzyme of type 5 dwelling in the male viagra levitra viagra penis.

In ambito romano nel ’47 nasceva invece Forma 1, ovvero il gruppo astratto votato a Balla, a Kandinskij, a Matisse, con artisti come Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo, Turcato. Il frenetico bisogno di cambiamento che caratterizzava le vicende della ricerca non figurativa, trovava riscontro ancora a Roma intorno alla Gruppo Origine (1950) con Ballocco, Burri, Capogrossi, Colla e a Firenze con il Gruppo dell’Astrattismo Classico (1950) capeggiato da Berti e Nativi.

Intanto Fontana, rientrato a Milano dall’Argentina, nel 1947 diede vita allo Spazialismo insieme a Crippa e Dova; l’anno dopo, nel ’48, sempre nel contesto milanese ricco di fermenti, nasceva il MAC Movimento Arte Concreta, composto fra gli altri da Dorfles, Munari, Radice, Reggiani, Sottsass.
Ne ’52 Baj, Colombo, Dangelo sottoscrivevano il Manifesto della pittura Nucleare, nello stesso anno Lionello Venturi presentava il Gruppo degli Otto, (con Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova) con la formula dell’Astratto Concreto.

Dopo diverse rassegne che hanno preso in considerazione solo singolarmente ogni movimento o gruppo, senza possibilità di confronti contestuali diretti, la mostra del Mar, attraverso le 170 opere fondamentali degli artisti del tempo, ripercorre tutte le complesse vicende del periodo.

Un particolare risalto viene dedicato anche a coloro che portarono avanti ricerche personalissime come Alberto Burri, Carol Rama, Luigi Spazzapan, Antonio Zoran Music, Tancredi, e alcuni giovani bolognesi come Romiti, Bendini, Vacchi figure sostanzialmente isolate rispetto ai gruppi ufficiali.
Pur concentrata sull’arte, la rivisitazione degli otto anni che traghettarono l’Italia alla contemporaneità trovano in mostra, esempi di intersezioni con le altre arti, dal cinema del Neorealismo, all’architettura. In un proteiforme mosaico che nella diversità e dissonanza delle sue tessere compone l’immagine estremamente composita di una Italia nuova.

Documenta l’esposizione un importante catalogo edito dalla casa editrice Allemandi, a cura di Claudio Spadoni, curatore della mostra, con saggi di Marco Antonio Bazzocchi, Luciano Caramel, Claudia Casali, Alberto Giorgio Cassani, Roberto Nepoti, Francesco Poli, Luisa Somaini, mentre gli apparati bibliografici sono di Irene Biolchini e Davide Caroli.

L’Italia s’è desta: 1945-1953. Arte italiana nel secondo dopoguerra
MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna

Fino al 26 giugno 2011

Tel. +39.0544.482017 / 482775 – fax +39.0544.212092
www.museocitta.ra.it