Foto di scena: Prometeo © V. Fugaldi
Foto di scena: Prometeo – Al centro Gabriele Vacis © Roberto De Biasio - Milano, Teatro Menotti, 14 e 15 ottobre 2025

Foto di scena: Prometeo – Al centro Gabriele Vacis © Roberto De Biasio

Il debutto al Teatro Menotti della rassegna “Teatro Disarmato”, con il primo lavoro del Trittico della Guerra curato e diretto da Gabriele Vacis

Che cosa lega ancora la figura di Prometeo, il Titano protagonista della tragedia di Eschilo che rubò il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, al nostro presente? Gabriele Vacis, in uno spettacolo a metà tra performance artistica e conferenza storica e filosofica, coadiuvato da un cast di giovani interpreti che legano l’azione scenica a musica e danza, pone questo interrogativo a un pubblico che a sua volta è parte della scena, come testimoniato dalle luci in sala che rimangono accese, in quanto rappresentante di un’umanità immersa nell’oblio della ragione.

Se i giardini della preesistenza, cantati da Battiato, riportano a una dimensione dove il sonno è assente, il Prometeo incatenato di Eschilo, contrariamento a quello che appare nella Teogonia di Esiodo, disobbedisce a Zeus non per un gioco d’astuzia che alla fine si ripercuote proprio sul genere umano, ma per dare agli uomini attraverso il fuoco la coscienza, il pensiero, l’annullamento della morte, persino la mantica, ovvero l’arte della divinazione in grado d’interpretare la volontà degli dèi e i destini.

La punizione del Titano viene sì alleviata dalla presenza di Oceano, le Oceanine e Io, quest’ultima odiata da Era poiché amata da Zeus, tuttavia la sua capacità di predire il futuro lo porterà al baratro per opera di Ermes, al quale non intende rivelare il segreto sull’avvenire del Re dell’Olimpo, e cioè che avrebbe potuto generare dal suo rapporto con Teti un figlio in grado di detronizzarlo.

Si ritorna quindi al Prometeo incatenato e alla sua persistenza nella moderna umanità: egli è un Titano rivoluzionario che impedisce a Zeus di ripercuotersi contro l’uomo per timore della sua somiglianza agli dèi. Zeus, il Re dell’Olimpo, è figlio di Saturno (Kronos), un essere mostruoso che aveva tentato di divorarlo come l’intera progenie a causa della predizione di un oracolo sulla fine del suo regno per opera di un discendente, come già avvenuto proprio grazie a lui nei confronti del padre Urano, ma che si era salvato poiché sostituito da una pietra dalla madre Rea e, una volta adulto, aveva sconfitto Saturno costringendolo a vomitare tutti i suoi fratelli, diventando così il nuovo sovrano. Zeus è dunque l’archetipo per Eschilo di quel potere assoluto che non può mai essere messo in discussione e, come oggi i signori della guerra tengono incatenata l’umanità, punisce allo stesso modo Prometeo per la sua disobbedienza volta al risveglio dell’uomo dopo avergli donato la chiave della consapevolezza.

La sua punizione avviene ai confini del creato, in Scizia, un luogo di mistero per gli antichi greci che potrebbe corrispondere all’attuale Ucraina, in verità un non luogo fuori dal tempo dove comunque Prometeo rivendica la giustezza della sua ribellione. Una sofferenza che viene evocata da Il Signore delle mosche di William Golding nel personaggio del goffo e tuttavia pensante Piggy, considerato per questo il “Prometeo moderno” e vittima sacrificale nel romanzo nonché bersaglio di un pubblico dileggio, contesto narrativo a cui Vacis rivolge un preciso riferimento nel suo spettacolo.

Una lettura che può rappresentare, passando per le riflessioni critiche dello scrittore vicentino nonché ex-partigiano Luigi Meneghello, la “chiave di volta” del lavoro di Vacis in riferimento alla contemporaneità del mito. Fu proprio Golding ad affermare «L’uomo produce il male come le api producono il miele», riportandoci alla matrice della guerra e alla notte della coscienza che viviamo oggi. Quello di Vacis, che apre la rassegna del Teatro Disarmato al Menotti di Milano ed è il primo del Trittico della Guerra firmato dal regista (che comprende, dopo Prometeo, Sette a Tebe e Antigone), è uno spettacolo da sentire, assaporare, associare nei riferimenti musicali e gli idiomi diversi, per farsi accompagnare con la danza e le parole nel principio che causò il bivio tra il fuoco della consapevolezza e il gelo dell’annullamento coscienziale.

STAGIONE 2025/26 – TEATRO DISARMATO

Trittico della Guerra

Foto di scena: Prometeo © V. Fugaldi
Foto di scena: Prometeo © V. Fugaldi

Prometeo da Prometeo incatenato di Eschilo
Con le attrici e gli attori di PoEM Impresa Sociale
Regia di Gabriele Vacis
Scenofonia e allestimenti di Roberto Tarasco

Milano, Teatro Menotti Filippo Perego, via Ciro Menotti 11
14 e 15 ottobre 2025 ore 20,00

Comunicato e programma del progetto Teatro Disarmato

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