Foto © Gaia Gulizia
Foto © Gaia Gulizia
Foto © Gaia Gulizia

Ci sono giorni con il fiato corto, ma con un grande desiderio di assaporare, ancora e ancora, l’aria che sferza il viso nella corsa.
Ognuno ha il suo Viaggio, il suo Percorso, la sua Canzone, la sua Storia. Ognuno è qui, su questo meraviglioso Pianeta Terra, per compiere la sua Esperienza di apprendimento. È una scelta dell’Anima, ne sono convinta come del profumo delle rose.
Nel corso del Viaggio, indossiamo alcune “etichette” che ci accomunano: siamo europei, italiani, donne o uomini … Altri termini traducono l’espressione del nostro talento, il titolo dato alla professione che svolgiamo, e altro ancora.

Si tratta spesso di parole scolorite dall’uso e dalla poca attenzione, che non penetrano tutte in profondità, non cantano e non risuonano nella caverna del nostro interno.
In questa contemporaneità dove il nostro spazio viene allagato di parole, contatti e reti di possibilità e potenzialità molte volte fatui e illusori, arriva il canto sommesso di una solitudine scorata, che non riesce a fidarsi della promessa di una futura pienezza.

Poi, un giorno all’improvviso, giunge inaspettato e dirompente l’Evento che acchiappa con braccia furiose tutti, ma proprio tutti noi, in un unico gesto prepotente, radunandoci in un unico cerchio nel quale ci fissiamo negli occhi, uno per uno, per la prima volta. Ci accorgiamo, o ci ricordiamo, dell’esistenza gli uni degli altri.

Nella filigrana della luce del sole che scorgiamo dalla finestra, notiamo i contorni della ragnatela che ci connette, i fili invisibili lungo i quali corrono i pensieri che inconsapevolmente ci scambiamo, come lettere che crediamo di non avere mai spedito, ma che sono arrivate a destinazione, a nostra insaputa.
Sediamo, avvertendo uno stato di confusione, e vediamo per la prima volta, come in un improvviso lampo di coscienza, i paesaggi delle città e dei luoghi che abbiamo camminato, attraversato, abbracciato nei momenti di gioia, di pioggia, di malinconia, di sole, di speranza e disillusioni: sentiamo che accanto ai nostri passi ne scorrevano altri, che come noi conservano nella memoria fotografica dell’anima le stesse immagini, simili affetti.

Allora iniziamo a cantare insieme, insieme spalanchiamo gli occhi sulla primavera che incombe e sorride, bella e incurante nella sua purezza inconsapevole. Ammiriamo antichi fiori nei nostri occhi, ne vediamo il colore, ne evochiamo il profumo.
Ora più che mai, chiusi in un antro dell’alchemica Trasmutazione della Coscienza alla quale siamo tutti chiamati, creiamo, istante dopo istante, giorno dopo giorno, una fragranza nuova e autentica, che racchiude in nuce il contributo di ognuno di Noi.

(Articolo già pubblicato su Profondo Viaggio & Alchemica Mistura. Tutti i diritti riservati all’autrice)