Il progetto, denominato Desertec, è di quelli da lasciare senza fiato. Un consorzio di dodici imprese europee avvierà nel deserto del Sahara la costruzione di impianti fotovoltaici, operativi a partire dal 2015, con l’obiettivo di coprire il 15% del fabbisogno energetico europeo entro il 2050.

Tra le società che hanno finanziato l’iniziativa con un investimento di 400 milioni di euro compaiono Terna, Enel, Italgen (Italcementi), Deutsche Bank e Siemens. Successivamente si sono aggiunte altre cinque grosse aziende: l’americana First Solar, la francese Saint Gobain, l’italiana Enel Greenpower, la spagnola Red Electrica e la marocchina Nareva. Il progetto industriale, a cui lavora assiduamente una squadra composta da una trentina di esperti a Monaco di Baviera, quartier generale di Desertec, prevede la produzione di energia elettrica attraverso l’uso di tecnologie da fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico e solare), con numerose centrali elettriche e un’ampia rete di trasmissione che attraversa il Nord Africa e il Medio Oriente.

Il primo step contempla la realizzazione, appunto nelle aree desertiche del Sahara, di giganteschi parchi fotovoltaici basati sulla tecnologia CPS (Concentrated Solar Power Technology). In pratica si tratta di estesi specchi parabolici che, riflettendo i raggi solari su contenitori pieni di acqua, ne provocano il surriscaldamento con conseguente generazione di vapore che aziona una turbina, producendo, così, elettricità 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno. Tale sistema, noto come Pivotal, consente di incrementare notevolmente la produzione di energia, che con pannelli solari tradizionali sarebbe possibile esclusivamente durante le ore diurne. Successivamente sarà prioritaria la creazione di reti di trasmissione per portare l’energia a destinazione. You may experience the results of levitra 20 mg in approximately 40 to 60 minutes which may last upto 6 hours. There are methods to go right here levitra order prescription recover from our personal “ED” – frustration. Results are not conclusive as yet but an expert said that their results were in line with generic cialis no rx a recent research of U.S. Nose bleeds caused from the small vessels in the penis which is called as corpora wholesale viagra 100mg cavernosa. Verranno impiegati cavi hi-tech che assicurano la minima dispersione di energia, fattore estremamente importante considerate le elevate distanze che separano il luogo di produzione dall’Europa.

La scelta del Nord Africa, nonostante in questo momento ci siano parecchi Paesi in subbuglio, è da ricercare nei notevoli vantaggi costituiti da spazio, risorse e soprattutto sole: rispetto al centro e nord Europa l’efficienza degli impianti può aumentare fino al 100% grazie all’abbondante irradiazione solare a quelle latitudini. Consideriamo, infatti, che bastano solo sei ore nell’intero deserto per ricavare energia sufficiente per sopperire al fabbisogno annuale del pianeta. Senza dimenticare, poi, che, riguardo alla crescita delle fonti rinnovabili, gioca un ruolo fondamentale l’occupazione del suolo, dal momento che, a parità di energia prodotta, una centrale fotovoltaica necessita di uno spazio circa 1.000 volte superiore a quello di una centrale elettrica tradizionale, che sale fino a 3.000 volte nel caso dell’eolico. Ciò si traduce, in ambito europeo, in forti problemi di sostenibilità a livello ambientale, mentre nel Sahara, più scarsamente popolato, in massima libertà d’azione e nessun vincolo di carattere paesaggistico.

Un altro fattore estremamente importante, da non trascurare, è rappresentato dagli interessi in comune, come dimostrano le collaborazioni in essere con i governi di Marocco e Tunisia. Proprio il Marocco, che con l’Egitto ha rilevato una crescita del 37% della domanda interna di energia, si sta dotando di un impianto solare da 2 GW (si pensi che a fine 2010 la capacità solare totale installata in Italia era di 7 GW) e ne ha in cantiere un altro da 500 MW. Questo progetto è molto di più di una banale delocalizzazione energetica in zone dove gli elementi fisici ed economici rendono più convenienti i rendimenti da energie rinnovabili: l’obiettivo, infatti, è anche quello di creare nuova occupazione e una florida filiera industriale locale, visto che gran parte degli impianti si realizzeranno proprio sul posto.