Foto di scena: Memorandum - Trilogia dell'Est Europa in "Al di là dei muri" al Teatro Out Off di Milano (14 novembre-8 dicembre 2019)
Foto di scena: Memorandum © Vittoria Bellingeri
Foto di scena: Memorandum © Vittoria Bellingeri

Da giovedì 14 novembre a domenica 8 dicembre
Farneto Teatro, presenta:

Trilogia dell’Est Europa. 30 anni dopo
un progetto di Maurizio Schmidt ed Elisabetta Vergani
nell’ambito di  AL DI LÀ DEI MURI
di Teatro Out Off in collaborazione con Farneto Teatro e con il patrocinio del Centro Culturale Ceco e del Goethe Institut

Ad esattamente trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino  Farneto Teatro riporta in scena al Teatro Out Off la fortunata quanto inconsueta Trilogia dell’Est Europa – progetto di testi scritti al di là del muro e prima della sua caduta che andò in scena nelle stagioni 1990/91 e ‘91/92 proprio all’Out Off, all’epoca nella sala in Via Duprè e che determinò la nascita a Milano di un nuovo gruppo teatrale, Farneto Teatro, fondato da Maurizio Schimdt e  Elisabetta Vergani.

Da giovedì 14 novembre a domenica 8 dicembre, tornano così a Milano tre autori a differente titolo “dissidenti” e portatori di quelle energie che avrebbero portato alla dissoluzione del blocco sovietico: il liberale cecoslovacco Václav Havel – che sarebbe divenuto il presidente della repubblica del suo paese liberato – con Memorandum, commedia acida di teatro dell’assurdo, e i post-comunisti est berlinesi che da quei cambiamenti sarebbero stati travolti Heiner Müller con L’Orazio, apologo corale nel canone del dramma didattico brechtiano e Christa Wolf con Cassandra, fortunato romanzo storico divenuto un cult-book per tutti i movimenti di riscatto femminile.

Forme di dissidenza molto diverse – dall’esterno e dall’interno del sistema comunista – ma testi legati dalla medesima sete di critica e di verità, di opposizione contro le false alternative ideologiche (Christa Wolf), contro la disumanità dei linguaggi e delle relazioni artificiali (Václav Havel), contro il pensiero unico privo di dialettica (Heiner Müller).
Ma soprattutto tre testi molto belli, tre gioielli derivanti da generi diversissimi che Teatro Out Off e Farneto Teatro hanno deciso, in occasione del trentennale dalla Caduta del Muro di Berlino, di rimettere in scena, come atto consapevole e ponderato senza nostalgia o autocelebrazione. Infatti, se nel 1989 decollava il sogno di un mondo globalizzato e senza più muri, trenta anni dopo eccoci cittadini di un mondo globale percorso da mille desideri di nuovi muri.

Si parte dunque giovedì 14 novembrecon la prima nazionale di Memorandum, commedia divertente e surreale, una vera e propria orgia verbale appartenente per ammissione del proprio autore al Teatro dell’Assurdo, carica di ascendenze ad Hajek e Kafka.
Il lavoro in scena fino a domenica 24 (e inserito in Invito a Teatro) è stato completamente riallestito. Intorno a Elisabetta Vergani, unica ad aver recitato anche nella prima edizione, un nuovo cast formato da Sebastiano Bronzato, Ludovico Fededegni, Lorenzo Frediani, Luca Mammoli, Valentino Mannias, Silvia Valsesia, Stesse musiche di Ramberto Ciammarughi e scene e costumi di Silvia Tramparulo in collaborazione con Cristina Colombo. Il 14 novembre, alle ore 19.30 il Console Generale della Repubblica Ceca Jiri Kudela porterà un saluto in occasione del debutto dello spettacolo.   Il 15 novembre alle ore 18 Laura Boella, filosofa, accademica e traduttrice dialogherà con il giornalista e scrittore Gabriele Nissim, presidente di Gariwo – La foresta dei Giusti. Il 17 novembre alle 18 Stefano Bruno Galli, già assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, presenta il suo libro “Vàclav Havel: Una rivoluzione esistenziale” edizione La nave di Teseo mentre  il 21 novembre  alle 18 Piero S. Graglia, Professore di Storia dell’integrazione europea e Storia della relazioniinternazionali all’Università degli Studi di Milano presenterà il suo libro  “Il muro- Berlino e gli altri- ed. People

Si continua da martedì 26 novembre a domenica 8 dicembre con Verso Cassandra con Elisabetta Vergani e Danila Massimi (percussioni e canto dal vivo), struggente indagine femminile su quell’errore dell’intelligenza costretta da false alternative da cui nasce ogni guerra e sulla irresponsabilità del non voler “vedere” quell’errore. Perché, grida la Cassandra di Christa Wolf, “si sa sempre quando comincia la guerra, mai quando comincia la vigilia della guerra”. Il 26 novembre, alle ore 20.45 Anna Chiarloni, germanista e Prof. Em. Università degli Studi di Torino introdurrà lo spettacolo, mentre il 27 novembre  sarà Federico Meda, autore del libro “Il muro di Berlino: Istruzioni per l’uso” edizioni Ediciclo, ad introdurre la replica.

La chiusura della Trilogia è affidata martedì 3 e mercoledì 4 dicembre a Heiner Müller con L’Orazio, apologo, ambientato in un’antica Roma del pensiero e narrato da un’entità morale indeterminata che parte da un fatto contraddittorio (l’omicidio in nome di Roma di Curiazio, promesso sposo della sorella di un Orazio). A metterlo in scena sarà Maurizio Schmidt con Ramberto Ciammarughi al pianoforte. Un dramma didattico anti ideologico (fa parte del trittico con con Filottete e Mauser) teso a riconoscere che la verità è sempre impura, ma da dirsi con parole pure, spericolata parabola contro l’adulterazione del linguaggio (riferibile altrettanto bene alla censura dell’Est come ai mass media dell’Ovest).  Introdurranno il debutto del 3 dicembre Marco Castellari, docente di letteratura tedesca all’Università degli Studi di Milano e Sotero Fornaro, docente di letteratura greca all’Università di Sassari.

Il nostro progetto nel 1990 era mosso dal desiderio di conoscenza di cosa fosse successo in quella metà di mondo così differente; volevamo conoscere quale ricca cultura avesse lottato contro il regime totalitario al di là del muro, utilizzando la finzione teatrale per dire la verità. Si andava alla ricerca di un teatro di resistenza civile, di senso più che di forma. Alla ricerca di una cultura della verità celata tra le righe, tipica di quel mondo perduto.

Nel ripresentare quel progetto nel 2019, è forte l’impressione che le voci di Václav Havel, Heiner Müller e Christa Wolf abbiano una potenza oppositiva e critica contro tutte le distorsioni di qualunque potere e società, che l’umanesimo integrale e l’idea di una terza via per sottrarsi alle false alternative siano voci necessarie anche al mondo di oggi.

«Mai una cosa contro l’uomo fatta in nome dell’Uomo!». Così riassumeva il proprio umanesimo Havel, lavorando per un mondo in cui il verduraio avrebbe contato più del presidente. E le metafore classiche di Heiner Müller e Christa Wolf (L’Orazio e Cassandra) raccontano la collisione della piccola storia di due individui col meccanismo della grande Storia che chiede loro di essere eroi.
Dall’altra parte di quel muro che non c’è più, arriva l’appello ad occuparsi dei concreti bisogni delle persone, non delle costruzioni teoriche e astratte (siano esse economiche, politiche, esistenziali) fatte in nome loro. A questa tensione anti ideologica, si unisce però un forte e intelligente richiamo ad una cultura che abbia onestà intellettuale e un linguaggio che non cada nella trappola dell’ambivalenza. «Le parole devono rimanere pure essendo loro che rendono le cose conoscibili e inconoscibili». (Heiner Müller, “L’Orazio”)

È un appello accorato perché nato dall’interno di un grande errore e di un grande dolore; ma non si riferisce solo agli errori del passato, ma anche a quelli del presente e del futuro.
Farneto Teatro

Non dimenticarlo mai, la prima piccolissima bugia detta in nome della verità, la prima minuscola ingiustizia commessa nell’interesse della giustizia, il primo inavvertibile tradimento della morale commesso in nome della moralità delle cose… significano inequivocabilmente l’inizio della fine
Václav Havel da “Lettere ad Olga”

dal 14 al 24 novembre – prima nazionale

MEMORANDUM
di Václav Havel
traduzione di Gian Lorenzo Pacini
con Sebastiano Bronzato, Ludovico Fededegni, Lorenzo Frediani, Luca Mammoli,
Valentino Mannias, Silvia Valsesia, Elisabetta Vergani
musiche registrate Ramberto Ciammarughi
scene Silvia Tramparulo in collaborazione con Cristina Colombo
allestimento scenico Federico Fedostiani – luci Luigi Chiaromonte
spettacolo inserito nell’abbonamento Invito a Teatro

L’alfabeto della società moderna

A!   B!   C!   D!   E!

F!   G!   H!    I!    J!

K!   L!   M!   N!   O!

P!   Q!   R!   S!   T!

U!   V!   X!   Y!   Z!

L’alfabeto dell’uomo moderno

A?   B?   C?   D?   E?

F?   G?   H?    I?    J?

K?   L?   M?   N?   O?

P?   Q?   R?   S?   T?

U?   V?   X?   Y?   Z?

All’interno di un imprecisato ministero di un imprecisato luogo, imprecisati burocrati hanno ricattato il direttore per introdurre un linguaggio artificiale e farla finita una volta per tutta con l’uomo rendendo definitivamente freddi e precisi i rapporti burocratici. La nuova lingua è di una complicatezza incredibile, tutti dovrebbero impararla ma al momento in cui inizia la vicenda nessuno vi è ancora riuscito. Così tutte le pratiche necessitano di una traduzione temporanea nel linguaggio naturale, la quale però viene prodotta solo dietro permesso scritto nel linguaggio artificiale, che ovviamente nessuno comprende se non dietro traduzione nel linguaggio naturale, la quale però viene prodotta solo dietro permesso scritto nel linguaggio artificiale….
Tutto il funzionamento dell’ufficio entra in circolo vizioso.
In questa situazione al direttore arriva un Memorandum, misterioso perché intraducibile. E accetterà ogni compromesso, fino alla propria distruzione, pur di conoscerne il paradossale contenuto.
Memorandum è una commedia divertente e surreale, una vera e propria orgia verbale appartenente per ammissione del proprio autore al Teatro dell’Assurdo. Carica di ascendenze ad Hajek e Kafka, la parola di Havel descrive le strutture dell’angoscia e vi gioca con una personalissima geometria. Crea una equazione matematica, simmetrica e circolare, che mostra la banalizzazione del linguaggio per mostrare altro: il totalitarismo ed i suoi effetti sui rapporti umani, la divinizzazione del progresso, la disumanizzazione, la disgregazione delle speranze, la paura e il senso di colpa. È una parola comica e scintillante: pur critica e sarcastica, non è affatto cinica, senza speranza e vi è già diffuso il sentimento della futura “rivoluzione di velluto”.
È soprattutto una parola popolare pur essendo quella di un intellettuale. A Praga per dire che qualcosa era incomprensibile si diceva che era “ptydepe”, il nome del linguaggio artificiale inventato nel 1965 dall’allora elettricista teatrale Vàclav Havel. Colpisce ancora oggi noi occidentali – cittadini della perfetta inutilità del teatro – che questo teatro sia stato così forte da diventare un collante nazionale capace di scardinare un regime. Che abbia abbattuto così tanto la distanza con gli spettatori da essere frequentato da una larga maggioranza della popolazione, come una sorta di sotterraneo parlamento in cui si è sviluppata la rivolta.
Proprio come nell’antico teatro greco era un teatro che postulava non la ricerca di una estetica, ma di un pensiero nuovo. E che poi formò Obcanske Forum.

dal 26 novembre al 1° dicembre e dal 5 all’ 8 dicembre

VERSO CASSANDRA
da Omero a Christa Wolf
con Elisabetta Vergani  – percussioni e canto dal vivo Danila Massimi
musiche registrate Ramberto Ciammarughi
allestimento scenico Federico Fedostiani – luci Luigi Chiaromonte
drammaturgia e regia Maurizio Schmidt
spettacolo inserito nell’abbonamento Invito a Teatro

Quello di Cassandra è un mito antichissimo, capace di parlarci da profondità remote.
La vicenda è nota: Cassandra, figlia prediletta del re di Troia, è ritenuta pazza perché si oppone, unica fra tutti e con tutte le sue forze, all’entrata in città del “cavallo” donato dai greci. Dopo il funzionamento dello stratagemma e la distruzione di Troia, i greci rimarranno gli unici a raccontare la sua storia e la scriveranno a modo loro: chiamandola “veggente” e facendo nascere il mito della profetessa medio-orientale che, per essersi negata al dio dei greci Apollo, viene condannata a non essere creduta dai suoi contemporanei.

I greci, gli inventori del teatro tragico, concluderanno poi quella vicenda da par loro: nell’unica tragedia rimasta che parli di lei (l’”Orestea” di Eschilo), Cassandra verrà uccisa come preda di guerra davanti alle mura di Micene in terra greca. Da lì lancerà, prima di morire, la sua ultima profezia di sciagura verso quella civiltà che ora si crede padrona del mondo.
Nasce così il mito della profetessa di sventura. Cassandra è diventato il toponimo del dire la verità e non essere creduti, predire la sventura che sta per avvenire, essere di malaugurio. Nella nostra lingua il suo nome è sempre pronunciato in forma dispregiativa.
Eppure – a guardar bene – tra i cinquanta ben più famosi figli di Priamo è lei ad essere sopravvissuta. La sua tragedia è quella di ogni lingua perdente, inascoltata anche se dice la “verità”. A livello mitico, non è secondario che ad essere capace di prevedere il futuro (semplicemente perché disposta a guardare il presente) sia una donna. Una donna che prevede la catastrofe cui va incontro la sua città e cerca disperatamente con la parola di fermarla.
Quasi fosse il primo intellettuale moderno affacciato sul baratro del sapere, Cassandra che non rinuncia a dire anche se rimane inascoltata è forse l’emblema di ogni concezione civile della cultura.
Tremila anni dopo possiamo dirlo: la provocatrice Cassandra aveva ragione, sia nel profetizzare la fine di Troia che nel profetizzare la fine di Micene, la capitale dell’impero vincente. Di entrambe, impietosamente, rimane ciò che la storia ci ha tramandato: rovine.
Nella famosa riscrittura di Christa Wolf – un cult-book da varie generazioni – una donna di oggi davanti a quelle rovine si chiede: chi era davvero quella donna prima che un greco scrivesse di lei?  E la storia di Cassandra diventa la storia della dolorosa scoperta dell’estraneità al proprio mondo. La storia di un dolore psichicamente insopportabile, di una sacerdotessa senza la fede persa nelle pratiche del culto di corte, che all’improvviso scopre in sè la capacità di “vedere” semplicemente ascoltando le reazioni del proprio corpo di fronte a segnali cui nessuno dà peso, ma che sono sotto gli occhi di tutti. Quella che gli altri chiamano paura, per lei diviene sapienza.
Vede così in anticipo ciò che tutti sembrano non vedere: la rovina sicura di una guerra giustificata da bugie che colpiscono l’immaginazione ed ottundono il cervello. Davanti alla “bugia di stato” del rapimento della bella Elena da parte di Paride sentirà in sè nascere un disgusto che non troverà forma di espressione se non contro se stessa: un delirio, una malattia che abiterà il suo corpo alla ricerca disperata di una voce per salvare la città che tanto ama.
Poi uscirà dal palazzo, negherà i suoi compiti di sacerdotessa ufficiale, scoprirà un gruppo di fuoriusciti che resiste e tramanda antiche usanze religiose cariche di una fede e di un amore sconosciuti.  Allora dal fondo del suo malessere vedrà che ad oscurare le menti è una logica di false alternative che tutti hanno accettato: uccidere o morire. Cassandra troverà finalmente la voce e sarà un grido pieno di dolore: tra uccidere e morire c’è una terza via, vivere. Quello che nessuno sa più fare.
Il plot del romanzo di Christa Wolf è assai semplice: una donna moderna (una scrittrice in viaggio turistico) di fronte alle rovine della Porta dei Leoni di Micene, vive una allucinazione, torna indietro di 2500 anni e vede Cassandra trasportata in trionfo quale vittima sacrificale dai vincitori greci sotto quella stessa porta. Nello spazio di un tramonto, di fronte alle stesse pietre che hanno conosciuto il mito, si identifica con Cassandra che nel momento della morte vede scorrere nella propria memoria tutta la sua vicenda.
La “Cassandra” di Farneto Teatro è una telefonata all’antichità, la connessione tra due donne al di là del tempo. Ma soprattutto tratta di una capacità di “vedere” perduta: è una struggente indagine femminile su quell’errore dell’intelligenza costretta da false alternative da cui nasce ogni guerra e sulla irresponsabilità del non voler “vedere” quell’errore. Perché, grida la Cassandra di Christa Wolf, “si sa sempre quando comincia la guerra, mai quando comincia la vigilia della guerra”.
La drammaturgia nasce dalle suggestioni derivanti dall’Iliade, da una parte, e dal romanzo di Christa Wolf dall’altra; La realizzazione scenica nasce dall’incontro tra il lavoro di una attrice nel pieno della sua maturità espressiva (Elisabetta Vergani) e di una percussionista etnica di grande talento (Danila Massimi). Ne deriva un racconto in cui i suoni si intrecciano continuamente all’azione scenica, un attraversamento immaginario dell’esperienza di Cassandra carico di atmosfere arcaiche e potenti.

3 e 4 dicembre – prima nazionale

L’ORAZIO
di Heiner Müller
traduzione Saverio Vertone
con Maurizio Schmidt
al pianoforte Ramberto Ciammarughi
luci Luigi Chiaromonte
regia Maurizio Schmidt

L’Orazio fa parte con Filottete e Mauser del trittico dei drammi didattici di H. Muller. E’ un apologo, ambientato in un’antica Roma del pensiero, narrato da un ‘entità morale indeterminata. C’è qualcosa di antico in esso, nelle tracce di un’impostazione ritmica e rituale della scrittura, nello sforzo di raccontare un evento come avvenisse per la prima volta nella storia dell’umanità.
L’apologo parte dalla narrazione di un fatto contraddittorio: un Orazio uccide in nome di Roma e della sua gente proprio il Curiazio promesso sposo della sorella.
Da allora in poi avverrà un corto circuito della comunicazione. Eventi sempre più contraddittori si succederanno e il coro dei romani non saprà più con che parole dire gli accadimenti perché tutto potrà essere definito in un modo o nell’altro, a seconda che il punto di vista sia quello di Roma o quello dell’uomo che abita Roma.
L’Orazio è così dramma didattico anti ideologico, teso a riconoscere che la verità è sempre impura, ma da dirsi con parole pure, è spericolata parabola contro l’adulterazione del linguaggio (riferibile altrettanto bene alla censura dell’Est come ai mass media dell’Ovest); è una riflessione drammatica sulla ragnatela di nessi che esistono tra realtà e linguaggio. Ed è anche il racconto delle difficoltà che incontra una comunità nel tentativo di raccontare imparzialmente i sanguinosi eventi della guerra.

OLTRE IL TEATRO

Gli incontri

9 novembre ore 21 | Radio Popolare – Auditorium Demetrio Stratos, via Via Ollearo 5, Milano
AL DI LÀ DEI MURI: A 30 ANNI DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO
una serata per ricordare e riflettere sulla creazione di nuovi muri

14 novembre, ore 19:30
Jiri Kudela Console generale della Repubblica Ceca

15 novembre, ore 18:00
Incontro con Laura Boella Filosofa, Accademica e traduttrice che dialogherà con Gabriele Nissim, scrittore,  presidente di Gariwo. La foresta dei Giusti.

17 novembre, ore 18:00
Stefano Bruno Galli  Assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, autore del libro “Vàclav Havel: Una rivoluzione esistenziale” ed. La nave di Teseo

21 novembre, ore 18.00
Piero S. Graglia, Professore di Storia dell’integrazione europea e Storia della relazioni internazionali all’Università degli Studi di Milano autore del  libro “Il muro- Berlino e gli altri- ed. People

26 novembre, ore 20.45
Incontro con Anna Chiarloni germanista e Prof. Em. Università degli Studi di Torino,
27 novembre, ore 20:45
Federico Meda autore del libro “Il muro di Berlino: Istruzioni per l’uso” ed. Ediciclo

3 dicembre, ore 20.45
Marco Castellari, docente di letteratura tedesca all’Università degli studi di Milanoe Sotera Fornaro, Docente di Letteratura Greca all’Università di Sassari

Prenontel  0234532140 lunedì ore 10 > 18 e martedì > venerdì ore 10 > 20; sabato ore 16 >20
Ritiro biglietti Uffici via Principe Eugenio 22. Lunedì > venerdì ore 11 > 13;
Botteghino del teatro, via Mac Mahon 16 da martedì a venerdì 1 ora prima dello spettacolo, sabato h 16 >21, domenica h 15 >17
acquista online direttamente da www.teatrooutoff.it 

Intero 18 Euro – costo prevendita e prenotazione 1,50/1,00 Euro

Abbonamenti:
FreeCard
60 € 6 ingressi a scelta; 30 € 3 ingressi a scelta
FreeYoung & FreeSenior
40 € 6 spettacoli; 20 € 3 spettacoli
Passepartout Promozione riservata ai residenti del Municipio 8; acquistando la tessera a 10 €, ingresso a 6 € per tutti gli spettacoli in programma.

Riduzione 12 Euro under 25 ; 9 Euro over 65 Convenzione con il Comune di Milano
Orari spettacoli martedì, mercoledì e venerdì ore 20.45; giovedì e sabato ore 19.30; domenica ore 16.00

Parcheggio convenzionato, Garage Govone, via Mac Mahon 9 – 2€ all’ora Tel. 0233609770
Trasporti pubblici  Metro 5 fermata Cenisio, tram 12-14 bus 78 Accesso disabili con aiuto

Teatro Out Off 20155 Milano via Mac Mahon 16,  Uffici via Principe Eugenio 22 telefono 02.34532140
Fax 02.34532105 info@teatrooutoff.it; www.teatrooutoff.it , Bistrot del teatro  tel. 0239436960