Foto: Vittorio Franceschi e Milutin Dapcevic © TeatridithaliaUn’enorme scacchiera. Grandi quadrati bianchi e neri, come bianca e nera è l’intera ambientazione. In questo contesto, bidimensionale, grottesco e stilizzato, si muovono i due protagonisti: Hamm, il padrone cieco, che non può alzarsi, e Clov, il suo anziano servitore, che non può sedersi. I due continuano a litigare, Clov minaccia di volersene andare, anche se in realtà sembra non esserne capace. In scena, a sinistra, dentro due bidoni della spazzatura, sono presenti anche gli anziani Nagg e Nell, i genitori di Hamm, privi di gambe. Tra i due permane un dialogo che prelude a un passato diverso e “a colori”, come il ricordo di una gita in tandem nelle Ardenne. Thanks to viagra on line pharmacy its powerful and pure herbal ingredients like Gauri Beej, Bheema, Shimulair, Punarnwa, Sanvari, Semal Musli, Keethdhna, Rakthpushpa, Shothdhni, Picha, Vishdhni, Tulini, Snadika, Swetmula, Gandhak Sudh, Mochras and Khathen. As an energy enhancer, Vital M-40 capsules are developed in a lab under the supervision of a physician that is trained in hormone deficiencies in men. 3. free cialis samples Teens are “doing it”, go now cheapest prices on cialis getting pregnant, and catching diseases. They will almost certainly try to cheapest generic tadalafil beat it. Tutto il resto, dai battibecchi dei due protagonisti, alla stessa scansione del tempo, prelude all’ineluttabilità di un presente statico, e lo stesso domicilio pare una stazione alla fine del mondo, in mezzo al nulla. Persino la morte di Nell, la madre di Hamm, passa nella totale normalità, come appare logico abbandonarla nel bidone anziché seppellirla. Le giacche da camera di Hamm e Clov, come il rosso del sangue sul lenzuolo con cui Hamm si copre, sono le uniche tonalità cromatiche che suggeriscono ancora la permanenza di una linfa vitale, un’esistenza in realtà senza possibile futuro e che addirittura si può pensare non abbia mai avuto realmente inizio.

Castri riesce a suggerire le tonalità crude e ironiche del capolavoro di Beckett, quasi trasformando i protagonisti nei personaggi di un fumetto, avulsi da qualsiasi azione prospettica, senza il segnale della speranza. Vittorio Franceschi (Hamm) e Milutin Dapcevic (Clov) riescono a condurre lo spettatore nella spirale di una realtà fantasma che conduce all’opinabilità della presenza di un mondo. L’intuizione registica di riportare rumori e urla di bambini che giocano all’apertura della finestra sul mare, suoni non uditi da Hamm e Clov, riporta alla consapevolezza di una solitudine nel mezzo dell’oceano umano, investita da un vuoto rumore, dove in fondo il finale della partita in cui la vita cessa ogni significato si cela dentro di noi, le nostre miserie, le impotenze dell’anima.

Uno spettacolo ben riuscito, senza sbavature, dove l’assurdità dei dialoghi è calata nell’assuefazione metodica, nella cornice di un universo grottesco dove le note comiche si mischiano alla tragedia di un’umanità estinta.

Giudizio: ***

Produzione EMILIA ROMAGNA TEATRO, TEATRO DI ROMA,

TEATRO METASTASIO STABILE DELLA TOSCANA

Finale di partita di Samuel Beckett

Traduzione Carlo Fruttero

Con Vittorio Franceschi, Milutin Dapcevic, Diana Hobel, Antonio Giuseppe Peligra

Regia di Massimo Castri

Scene e costumi: Maurizio Balò

Milano, Teatro Elfo Puccini, sala Fassbinder, C.so Bueno Aires 33

Dal 10 al 29 maggio 2011

www.elfo.org