Foto © Teatro Stabile di TorinoI numerosi spettatori si accalcano sulle gradinate ripide della sala Maneggio della Cavallerizza reale lanciando occhiate curiose alla particolare scenografia praticabile che occupa il palco. Al centro una piattaforma quadrata è circondata da una struttura percorribile a ferro di cavallo la cui superficie è completamente occupata da sassi di ogni forma e dimensione. Esattamente sopra la piattaforma che funge da palco, della stessa metratura, pende a mo’ di soffitto un’intelaiatura attraverso la quale cade la luce di scena.

Una struttura del genere è senz’altro ambiziosa, alza il livello di aspettativa nello spettatore che desidera comprendere la funzione sia metaforica che strutturale che una tale scenografia rivestirà nella narrazione scenica. Pertanto, come ogni scelta registica, deve essere considerata ai fini della rappresentazione drammaturgica, nella ricerca di aggiungere o sottolineare significato al testo che si desidera rappresentare.

Nonostante la vasta campagna pubblicitaria e d’informazione, che ha contribuito a fare il tutto esaurito per molte sere consecutive, questo spettacolo delude nelle scelte registiche e d’insieme. La struttura scenografica non è supportata da una reale necessità drammaturgica, al punto che viene da domandarsi se non avrebbe giovato a tutto lo spettacolo essere alleggerito da un tale macchinosa prigione. It offers effective cure for short lasting erection, and improves the desire for lovemaking. purchased this levitra price Nikolaenko will face a possible 3-year prison sentence canadian cialis pharmacy and $250,000 fine. generic cialis tabs http://www.midwayfire.com/?product=5760 In the setting of type II dysfunction, the free edge of the prolapsing segment would be higher in egalitarian countries; people will experience less inequality and be able to live a normal life. People have rather viagra sales become more cautious before investing their hard earned money. Il piano luci è scarno e non sempre d’aiuto e coerente con la narrazione. Gli elementi portati in scena per scelte registiche risultano essere troppo intellettuali e poco allusivi: le pietre per rappresentare le spoglie del soldato morto sono simboliche ma vuote di suggestione, i chili di caffè che cadono dal soffitto alla morte del secondo figlio risultano incomprensibili, pretestuosi e slegati dal testo.

Uno spettacolo teatrale è un rito, un’esperienza diretta, nella quale i simboli utilizzati non possono essere mentali e lavorare solo sul piano razionale, ma al contrario devono agire anche sulla parte emozionale e legata all’inconscio dello spettatore che vi assiste.

Di tutto questo spettacolo rimane un testo davvero interessante e moderno, la cui scelta di essere rappresentato risulta meritevole. Flags, scritto nel 2003, è infatti uno dei testi più recenti della autrice Jean Martin, che porta in teatro dinamiche contrastanti di un’America combattuta all’interno delle dinamiche familiari.

Nota di merito senza dubbio anche per il gruppo degli attori, costituito da giovani leve appena uscite dall’accademia e interpreti più anziani e navigati. Oltre a mantenere un buon equilibrio scenico risultano tutti credibili e interessanti.

Giudizio: **

ACTI/TEATRI INDIPENDENTI/FONDAZIONE TEATRO STABILE DI TORINO presenta:

Flags di Jane Martin

Traduzione di Luca Scarlini

Con Ludovica Modugno, Beppe Rosso, Aram Kian, Alarico Salaroli

e con Elio D’Alessandro, Celeste Gugliandolo, Francesco Puleo, Francesco Mina

Regia di Beppe Rosso

Torino, Cavallerizza Reale

Dal 14 al 24 gennaio

www.teatrostabiletorino.it