
In scena al Teatro Menotti di Milano fino a domenica 11 maggio il nuovo lavoro di Eugenio Barba prodotto da Tieffe Teatro, Odin Teatret, Emilia Romagna Teatro ERT/Teatro Nazionale
Che cos’è un fantasma? Un valore coscienziale, l’impronta diafana di un proprio archetipo, il richiamo elementale di un processo alchemico che invade l’Io più profondo per subordinare la normalità a una reazione inconsulta, la fucina del sentimento che compone l’enunciato di una verità inammissibile. Ovvero, la pietra angolare del teatro. È grazie alla sua presenza quale immateriale fonte di un ossessivo quanto terribile dubbio che la certezza della presunta normalità si sgretola, permettendo la realizzazione di una pièce dai contorni infiniti che contribuisce a generare, nel suo responso comunicativo, il seme dell’evoluzione.
Un fantasma che grida vendetta costituisce l’incipit di The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark di William Shakespeare, il più famoso dramma dialettico del bardo della modernità scritto dopo che l’autore perdette nel 1596 suo figlio Hamnet di 11 anni e cinque anni più tardi il padre; Le nuvole di Amleto (Hamlet’s Clouds) è l’epigono firmato da Eugenio Barba con una trasposizione drammaturgica che pone il pubblico in relazione semantica tra testo, storia e presente. Il quesito dominante è il rapporto tra generazioni, ciò che viene tramandato tra padre e figlio e che la folie del teatro può suggerire e stimolare in ciascun astante, soprattutto alla luce delle inconcepibili illogicità dell’esistente.
In scena, nella prima nazionale al Teatro Menotti di Milano, dopo il debutto avvenuto l’ottobre scorso presso l’Università liberoamericana di Città del Messico, vi sono “colonne” storiche di Odin Teatret quali Julia Varley ed Else Marie Laukvik, insieme ad altri componenti della celebre compagnia di Holstebro quali Antonia Cloazā, Jacob Nielsen, Rina e Ulrik Skeel, un cast internazionale di altissimo livello con interpreti che riescono a trascinare lo spettatore, correlando la parola a movimento, danza, musica e canto, in un percorso insieme ipnotico e onirico, al di là di qualsiasi climax o definizione ritmica.
I personaggi completano il loro destino con la presenza dello stesso Shakespeare: la vita dell’autore, a partire dal dramma del figlio, si unisce alla narrazione dell’opera, una trama che allunga il diaframma del suo respiro alle guerre e i genocidi contemporanei, con la proiezione di immagini che passano dalla crisi ucraina a Gaza fino a riallacciare la giostra della pazzia umana ad alcune testimonianze visive della Seconda Guerra Mondiale, un conflitto che sembra non aver insegnato nulla a un’umanità che si accinge a precipitare in un baratro ancora più profondo.
L’effetto che si percepisce, a ridosso di un palco ricavato in mezzo alla platea del Menotti, è quello di trovarsi all’interno di una scatola magica dove tutti i frammenti orbitano in una dimensione atemporale, nuvole che Amleto osserva su indicazione di Shakespeare e che corrispondono alla definizione spagirica di un universo indistinto, come il burlesco dialogo con Polonio insegna. Si avverte una presenza faunesca, eminenza grigia dietro la strategica follia di Amleto, che pare evocare gli umori del Rimbaud, autore peraltro richiamato con la sua Ophélie, di Tête de faune unitamente all’estetica di Being Beauteous in una danza rapsodica dove tutto si fonde.
In questo lavoro Barba ha superato ogni limite finora raggiunto da qualsiasi ricerca meta-rappresentativa, artaudiana o meno, attraverso l’impulso imperativo di un tempus delendum che, al pari dei tagli del concetto spaziale di Fontana, raggiunge l’ignoto oltre ogni spazio scenico. Un non luogo dove forse si può sperare un sentiero luminoso per le prossime generazioni, ricordando che, in fondo, anche la nuvola più nera non potrà mai oscurare il sole.
ODIN TEATRET
Le nuvole di Amleto (Hamlet’s Clouds)
Dedicato a Hamnet e ai giovani senza futuro
Testo di Eugenio Barba e citazioni dall’Amleto di William Shakespeare
Drammaturgia e regia di Eugenio Barba
Prima Nazionale
Con (in ordine alfabetico) Antonia Cioaza, Else Marie Laukvik, Jakob Nielsen, Rina Skeel, Ulrik Skeel, Julia Varley
Disegno luci e video: Stefano Di Buduo
Consulente film: Claudio Coloberti
Costumi: Odin Teatret
Spazio scenico: Odin Teatret
Direttore tecnico: Knud Erik Knudsen
Assistenti alla regia: Gregorio Amicuzi e Julia Varley
Milano, Teatro Menotti Filippo Perego, via Ciro Menotti 11
Dal 7 all’11 maggio 2025
Prossime tappe:
Dal 14 al 18 maggio Arena del Sole, Bologna
Dal 2 al 4 giugno Biennale di Venezia