Foto: L’Orazio – In fondo a sin Giovanni Battista Storti, al centro Lorena Nocera, a dx Gilberto Colla - Milano, PACTA SALONE, dal 26 al 29 gennaio 2023
Foto: L’Orazio – In fondo a sin Giovanni Battista Storti, al centro Lorena Nocera, a dx Gilberto Colla - Milano, PACTA SALONE, dal 26 al 29 gennaio 2023
Foto: L’Orazio – In fondo a sin Giovanni Battista Storti, al centro Lorena Nocera, a dx Gilberto Colla © Flavio Bruno

Dal 26 al 29 gennaio, sul palco di Pacta Salone, è andato in scena lo studio di Alkaest diretto da Giovanni Battista Storti sul testo emblematico di Heiner Müller dedicato al volto ambiguo della verità. In scena, oltre al regista, Lorena Nocera e Gilberto Colla. Musiche dal vivo di Thomas Umbaca

La realtà fu diversa. Nel VII secolo a.C., durante il regno di Tullo Ostilio, Roma sconfisse Alba Longa in una guerra cruenta svoltasi tra i due eserciti schierati lungo le Fossae Cluiliae (l’attuale Appia antica) e il loro Re Mezio Fufezio venne ucciso e squartato. Per mano del saggista e storico romano Tito Livio fu riscritto il conflitto con una narrazione leggendaria, che pone lo scontro solo tra campioni rappresentanti le due fazioni, una scelta voluta da entrambi i regni per evitare inutili spargimenti di sangue.

I prescelti furono i figli di Publio Orazio per Roma e i tre gemelli Curiazi per Alba Longa, che si affrontarono a duello armati di spada. Con uno stratagemma l’ultimo Orazio superstite riuscì a eliminare due Curiazi rimasti feriti ed ebbe la meglio sull’ultimo, consegnando così la vittoria alla città di Roma. Ma uno dei Curiazi era fidanzato con Camilla, la sorella dell’Orazio vincitore. Questa non perdonò il gesto del fratello e continuò con veemenza a incolparlo finché l’Orazio, esasperato, la uccise per farla tacere. Da qui la pubblica accusa di fratricidio, che si scontra con chi lo ritiene il paladino di Roma. Eroe o assassino? Può l’uno essere anche l’altro?

In Der Horatier (L’Orazio) di Heiner Müller, andato in scena per la prima volta il 1° marzo 1973 al Schiller Theater di Berlino per la regia di Hans Lietzau, il dilemma si trasforma in un’indagine introspettiva sulla verità, al di là della cornice storica che lo ha ispirato. Scritto alla fine degli Anni Sessanta, il testo appartiene con Filottete e Mauser al trittico dei “drammi didattici”, dove in modo esplicito l’autore pone interrogativi sul mondo senza fornire risposte, con un complesso di elementi che richiama la tragedia.

Foto di scena: l’Orazio di Heiner Müller, regia di Giovanni Battista Storti © Flavio Bruno
Foto di scena: l’Orazio di Heiner Müller, regia di Giovanni Battista Storti © Flavio Bruno

La versione di Alkaest valorizza le intenzioni dell’autore, con una narrazione che pone lo spettatore in un contesto dove i paradigmi dell’opera si trasformano in archetipi gnoseologici precorritori del dubbio. Il racconto inizia con il duello finale, quello che vede l’Orazio vittorioso sul nemico, scontro simbolo della lotta tra i contendenti. L’azione scenica è limitata a pochi passi espressivi, i tre interpreti (lo stesso regista Giovanni Battista Storti affiancato da Lorena Nocera e Gilberto Colla) si trasformano in rapsodi che descrivono gli eventi e le fazioni popolari divise tra sostenitori e detrattori dell’Orazio, in un fluxus narrativo e musicale dove le parole risuonano nel suggestivo contesto sonoro creato da Thomas Umbaca, con esecuzioni al piano e loop station. Gli stessi costumi di scena curati da Caterina Villa sono emblematici, richiamano epoche diverse a dimostrazione dell’atemporalità del soggetto drammaturgico. La risoluzione circostanziale al quesito «Eroe o assassino?», simboleggiato dall’alloro e la scure, comporta la celebrazione dell’eroe seguito dalla condanna dell’assassino per il terribile delitto, dove infine il corpo viene dato in pasto ai cani. Il dubbio sulla natura dell’uomo in ogni caso rimane, anche perché la verità dell’animo è un intreccio di meccanismi che difficilmente si può districare e prevede una poliedrica varietà emozionale che accompagna gli atti.

L’installazione di Marcello Chiarenza e Marco Muzzolon, costituita da numerosi rami di nocciolo sospesi e manovrati con dolcezza dagli stessi interpreti in scena, richiamano da un lato l’intreccio delle contraddizioni umane e dall’altro (o, significativamente, per l’appunto) la contraddizione tra la gloria per il vincitore e il giustizialismo per l’assassino, al punto da evocare il giogo della trave delTigillum Sororium, forse il primo Arco dell’Urbe, la pena descritta da Tito Livio per l’Orazio assassino che i soldati romani festeggiavano come rito di purificazione ogni 1° ottobre. La sintesi degli opposti, che vede gloria e condanna come esito conseguente a un ossimoro comportamentale, diviene uno stilema perpetuo e tuttavia la conferma del dubbio. Heiner Müller probabilmente vi trovò il rapporto analogico con le contraddizioni interne all’arcipelago culturale e politico della Ddr (dove, va ricordato, scelse liberamente di abitarvi trasferendosi nel 1951 a Berlino Est dopo essere già entrato in precedenza nei confini della Sowjetische Besatzungszone o Sbz), in un certo qual modo gli servì per scavare nelle antinomie del potere e forse L’Orazio fu l’inizio di una ricerca che lo porterà nel 1977 alla stesura del Die Hamletmaschine, opera che conobbe la regia di Robert Wilson.

Storti, che vanta una pluriennale esperienza teatrale con Tadeusz Kantor, con il suo lavoro offre una riflessione sulla precarietà dell’esistenza, in un presente dove l’emergenza, come per l‘incombente pericolo etrusco nei tempi del conflitto tra Roma e Alba Longa, sembra essere diventata la condizione primaria della vita sociale e politica, in nome di presunte verità che non vogliono lasciare spazio ad alcun confronto o dubbio. Ancora una volta il teatro si pone come riverbero della condizione umana attraverso il mito, grazie a questo studio sapientemente elaborato e interpretato.

Giudizio: ***

 

PRODUZIONE TEATRO ALKAEST
in coproduzione con PACTA . dei Teatri

New Classic

L’Orazio di Heiner Müller

prima assoluta

Con Gilberto Colla, Lorena Nocera, Giovanni Battista Storti
Regia Giovanni Battista Storti

Musiche dal vivo: Thomas Umbaca (el. Piano, loop station)
Installazione: Marcello Chiarenza e Marco Muzzolon
Disegno e partitura luci :Fulvio Michelazzi (AILD)
Costumi: Caterina Villa

Milano, PACTA SALONE, via Ulisse Dini 7
Dal 26 al 29 gennaio 2023
www.pacta.org