Foto Superbean: Steve Moramarco (voce, chitarra); Rick Woodard (tamburi); Fred Oliva (basso) © Archivio dell’Artista
Foto Superbean: Steve Moramarco (voce, chitarra); Rick Woodard (batteria); Fred Oliva (basso) © Archivio dell’Artista
Foto Superbean: Steve Moramarco (voce, chitarra); Rick Woodard (batteria); Fred Oliva (basso) © Archivio dell’Artista

Lucy Lo Russo incontra per Punto e Linea Magazine l’attore, musicista, regista e scrittore Steve Moramarco

Ripassiamo un po’! Steve (Stephen) Moramarco è nato a Salt Lake, Uthah  nel 1967. Ha raggiunto la California alla metà degli anni Ottanta. È attore, scrittore, regista e musicista. Si è diplomato alla  UCLA School of Theater, dove ha studiato e lavorato con gli attori Jack Black e Michael Stuhlbarg. È apparso in televisione nella sitcom “Ererybody Hates Chris” e “ER”. La sua prima regia indipendente è stata “The Great Intervention” (2010) dove ha anche recitato come protagonista, lavorato allo script e alla produzione. Da allora ha diretto diversi video musicali, compresi due per la rock band americana The Meat Puppets.  È membro fondatore della band “Superbean”.

La mia prima conoscenza di Steve è avvenuta attraverso la sua band  garage/post punk/Mod chiamata“ Superbean” (che adoro!!) ma ho il presentimento che ci sia ancora molto da scoprire….!

Lucy Lo Russo – Punto & Linea Magazine: Ciao Steve, grazie per aver accettato l’intervista. So che hai origini italiane.  Vuoi dirci qualcosa a proposito?

Steve Moramarco: Certo! La famiglia di mio padre è di Gravina, in Puglia. Sembra che il nome  Moramarco sia molto comune lì. È da molto che non ci vado, ma ho ancora parenti laggiù.  Nei primi anni Settanta la mia famiglia passò sei mesi a Milano perché mio padre fu insegnante d’Inglese, ospite all’Università di Milano. Ricordo ancora l’indirizzo dove vivevamo: Via Benedetto Marcello 44. Questo perché mia madre ce lo fece memorizzare in caso ci perdessimo. Wow, grazie per avermelo fatto venire in mente!
Inoltre, ebbi la grande opportunità di essere co-autore – con mio padre – di un libro sulla cultura italiana. È stato pubblicato negli U.S.A. ed è intitolato “Italian Pride: 101 Reasons to be Proud You’re Italian.” [ndr. “Orgoglio Italiano: 101 ragioni perché tu sia orgoglioso di essere italiano”]. È andato molto bene: ha venduto più di 100.000 copie!

L.L.R.: Sei una persona e un artista abbastanza eclettico. Chi è nato prima? L’attore, il musicista, il regista, lo scrittore?

S.M.: Grazie! Chi è nato prima, la gallina o l’uovo….Penso l’attore, perché venni scelto in “Miracle on 34th Street” quando avevo sette anni e poi feci Christopher Robin in una produzione di “Winnie the Pooh” quando ne avevo otto.

Ma molto presto ho cominciato anche a dirigere e scrivere. Amavo la pièce “The Odd Couple” [ndr. La strana coppia] di Neil Simon e reclutai i miei amici per recitarvi. Li diressi, ma tenni per me la parte di Oscar Madison (…quello un po’ sciatto!).

L.L.R.: Quanti anni avevi?

S.M.: Avevo otto o nove anni… Ero alle elementari!

L.L.R.: Wow! Eri precoce! Però hai ragione, la fascinazione per una carriera inizia a quella età… 

S.M.: Scrivevo anche storie e copioni teatrali. Ho iniziato a suonare la chitarra più seriamente a quindici anni ed è a quella età che ho iniziato veramente a scrivere musica. Dieci anni fa ho fatto un film-commedia indipendente chiamato The Great Intervention. Aveva me e mio padre come protagonisti e presenta molti brani della mia musica.  Adesso, ho messo tutto [il mio spirito creativo] nella musica: scrivere le canzoni, dirigere, fare il montaggio, e recitare nei video.

L.L.R.: Fai molto ricorso allo humour nei tuoi pezzi e video. Perché? 

S.M.: Non lo so, è semplicemente ciò che faccio. Non sto necessariamente cercando di essere divertente, semplicemente mostro le cose sotto un’altra prospettiva. Voglio che le persone si divertano e ridanoDi solito non faccio musica aggressiva o arrabbiata.  

L.L.R.: Questo ti ha mai portato a fraintendimenti col pubblico? 

S.M.: Qualche volta. Per il nostro pezzo “Fuck Youth”, qualcuno ha pensato che stessi lamentandomi in particolare dei Millennials. Voleva solamente essere un discorso più generico sui vecchi in opposizione ai giovani. La generazione più giovane si ribella sempre contro la più vecchia, ma adesso è l’incontrario.
La mia canzone “We Never Went to the Moon” è stata fraintesa da alcuni perché pensavano fosse sulla “conspiracy theory” ma in realtà è sulla solitudine e la pena d’amore (il verso-chiave è “because if we never went to the moon, then I never fell in love with you”).

L.L.R.: Quali sono i temi principali di cui parli con la band “Superbean”?

S.M.: Come per molte pop band, il primo argomento erano le ragazze, innamorarsi e/o amore non corrisposto e altre frustrazioni sociali o ansie come gioia e rabbia espresse in tre minuti o anche meno.
Un altro tema importante è invecchiare: il nostro pezzo “Fuck Youth” lo ha espresso in un modo ironico che “ha risuonato” in molte persone. Abbiamo anche un’altra canzone chiamata “Youth is Wasted” dove il senso è “Youth is wasted on the young”. Altri pezzi sono semplicemente su strane idee che ho: “Night Guard” è sul [“bite”] per denti che la gente indossa la notte per evitare di digrignarli. Ho anche un nuovo pezzo chiamato “Endless Scroll” [ndr. scroll senza fine] su l’orrore di Facebook e altre app di social media che non ti lasciano scappare…

L.L.R.: Da dove viene il nome della band?

S.M.:  Il nome Superbean è il terzo in una serie di nomi collegati al “fagiolo” coi quali ho suonato. Il primo fu “Hill of Beans”, un duo folk. Quando ci dividemmo, decisi di chiamarmi Bean, che è quando iniziai a fare pop più sostenuto. Quando decisi di rivisitare il concetto, nei tardi 2000, aggiunsi “Super”.

L.L.R.: A proposito di uno dei tuoi ultimi video, “Marisol” – per esempio – cosa è venuto prima: il video o la canzone? Come li hai inventati?

Foto: Cover dell'Album "Shit Show" dei Superbean
Foto: Cover dell’Album “Shit Show” dei Superbean

S.M.:  Le canzoni vengono prima  – sono di un album che ho fatto uscire  e che è chiamato Shit Show, disponibile in Europa in LP.
La storia della canzone è vagamente basata su un incontro che ebbi al vicino 99 Cent Store, una grande catena di “disconut” in U.S.A.  Di solito la gente che ci lavora non è molto attraente, ma una volta andai al negozio e vi vidi una ragazza giovane e carina il cui nome che lessi sulla traghetta era “Marisol”. La storia è semplicemente su un uomo più anziano di lei che sta facendo compere in negozio e immagina sé stesso ancora giovane e con Marisol come fidanzata.

Sapevo che non avremmo mai potuto ottenere il permesso di girare lì, così per le riprese al 99 Cent Store mettemmo una video-camera sul carrello e lo facemmo “guerilla style”! Volevo anche incorporare una parodia di un video anni Ottanta di una band hair metal, [ndr. il cui genere] era noto per le ragazze sexy nei video.

L.L.R.: Chi sono i musicisti che ebbero il maggiore impatto sul tuo sviluppo artistico? 

S.M.: Paul Weller, il leader della Mod band “The Jam”. Fui realmente influenzato dai The Jam da ragazzo: se vedi il nostro video di “Fuck Youth”, stiamo indossando completi monocolore e io sto suonando una Rickenbacker proprio come loro. Amai in special modo la loro fusione tra punk e soul music.
Otis Redding, al momento sto leggendo la sua biografia scritta da Jonthan Gould. Era così ricco di soul e energia… Fu di grande ispirazione, specialmente per la mia prima band “The Abe Lincoln Story” che aveva una sezione fiati.
Ray Davies – dei The Kinks – uno dei migliori cantautori degli anni Sessanta. The Small Faces,  una delle prime Mod band.
Beck, lo conobbi personalmente prima che divenne famoso e fui colpito da lui all’epoca. Era sempre così inventivo e poteva essere abbastanza divertente. Abbiamo fatto insieme un singolo per Flipside Records, con Beck da una parte e la mia band Bean dall’altra. È chiamato “Beck / Bean.

L.L.R.:  Come potresti descrivere la vita a L.A. ?

S.M.:  Los Angeles è stata la mia casa per molta della mia vita adulta. Mentre mi piacciono molte cose [di L.A.]   – le belle antiche case Liberty, le spiagge, vicinato eclettico, cibo (specialmente i  tacos!) e ovviamente il tempo – ho visto come è lentamente cambiata verso un’infernale apocalisse. Accampamenti di senzatetto praticamente ovunque, strade coperte di spazzatura e dissestate, il traffico soffoca la regione minacciando di distruggerla completamente: è straziante su così tanti livelli…

L.L.R. : Hai mai pensato di trasferirti sulla East Coast – magari a  N.Y. –  per il tuo lavoro di attore o musicista ? 

S.M. : In realtà ho vissuto a New York  dal  1999 al  2004. I miei genitori erano di Brooklyn e io ho sempre voluto vivere lì. In più, la mia vita a L.A. era diventata una schifezza: il mio cane era morto, la mia band (The Abe Lincoln Story) si era sciolta, and e con la mia fidanzata di tanti anni ci eravamo lasciati.
Così ebbi un sussulto di fiducia e mi spostati a Williamsburg. Ho amato quel periodo sulla East Coast, ma certe opportunità sembravano apparire per me a Los Angeles, così fu attirato indietro [sulla West Coast]. Penso spesso di tornare ma non è nei piani per adesso. Ho un grande appartamento a un prezzo relativamente basso, un grande cane chiamato Otis, e il pianoforte di mio padre che ho ereditato.  Il mio obiettivo è di passare almeno alcuni mesi dell’anno laggiù, a un certo punto.

L.L.R. Qual è un film che ti piacerebbe consigliare ai nostri lettori? Quale serie TV?

S.M. Bene, suggerirei di guardare il MIO film “The Great Intervention” (sfortunatamente non c’è una versione in Italiano).

L.L.R.:  È molto divertente. Penso che anche coloro che non sono di madrelingua inglese lo apprezzeranno.

S.M.: Grazie! Per quanto riguarda i film contemporanei, questo anno mi è piaciuto “Yesterday”.  È  su cosa succederebbe se I Beatles di colpo non fossero mai esistiti e un solo ragazzo ricordasse le loro canzoni. Pensavo che non mi sarebbe piaciuto, ma in effetti ci sono alcuni momenti molto divertenti come anche momenti profondi sullo scrivere canzoni, essere famosi, la vita e l’amore.
La mia serie TV preferita è Wilfred (versione USA). È su un ragazzo che cerca di uccidersi e fallisce. Quando si sveglia, comincia vedere il cane del suo vicino della porta accanto non come un animale, ma come un ragazzo col vestito da cane. Nessun altro vede questo, solo lui. Al cane piace andare a trovarlo e fumare erba con lui tutto il giorno. È una specie di “anti-Lassie”. Penso che sia esilarante.

L.L.R. Qual è il prossimo progetto artistico a cui stai lavorando?

S.M.: Ho sempre un sacco di idee in cantiere. Sto scrivendo e registrando brani per un possibile nuovo album dei “Superbean”. Sto anche pensando di riformare “The Abe Lincoln Story” e esplorare quella parte delle mie idee musicali.  Ho copioni e sto cercando di perfezionarli e venderli. Nel 2020 spero di rimettere la mia carriera di attore nuovamente in pista. Tutto è sempre molto difficile e impegnativo ma se mi fermo…non saprei come occupare il mio tempo!

L.L.R.: Tornerai in Italia prima o poi?

Steve Moramarco: Il mio sogno è sedermi con te in un caffè a Milano e sorseggiare un cappuccino J

Lucy Lo Russo: Ok Steve, ti spiace se ordino per un Martini?

Foto: Il logo della band: richiama il simbolo Mod ma con humour
Foto: Il logo della band: richiama il simbolo Mod ma con humour

PER SAPERNE DI PIU’:

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THE ABE LINCOLN STORY FACEBOOK PAGE

BOOK : Italian Pride: 101 Reasons to be Proud You’re Italian

“FUCK YOUTH”