Foto: Gigi Riva ((Leggiuno, 7 novembre 1944 – Cagliari, 22 gennaio 2024) © Ansa
Foto: Gigi Riva ((Leggiuno, 7 novembre 1944 – Cagliari, 22 gennaio 2024) © Ansa
Foto: Gigi Riva ((Leggiuno, 7 novembre 1944 – Cagliari, 22 gennaio 2024) © Ansa

Il 22 gennaio se ne è andato uno dei più forti attaccanti della storia del calcio italiano, stroncato da un arresto cardiaco. Ma oltre a essere un fuoriclasse in campo, lo era anche fuori, con il suo esempio e i suoi comportamenti esemplari

Sportivamente parlando, Gigi Riva è stato il più prolifico marcatore nella storia del Cagliari, con le sue 208 marcature, nonché della Nazionale italiana, coi suoi 35 gol, grazie ai quali l’Italia si è laureata campione d’Europa nel 1968 e vicecampione del Mondo nel 1970. A parte gli inizi nel Legnano, Gigi Riva ha legato la sua intera carriera agonistica al Cagliari, che ha portato allo scudetto nel 1969-1970. Per dirla come l’ex campione Gianfranco Zola, in un’intervista su La Gazzetta del Mezzogiorno, Riva era il «simbolo della nostra Sardegna. Lui ci ha scelto», rifiutando qualunque altro club anche a fronte di offerte economiche rilevanti.

Foto: Gol in rovesciata di Riva in L.R. Vicenza-Cagliari del 18 gennaio 1970
Foto: Gol in rovesciata di Riva in L.R. Vicenza-Cagliari del 18 gennaio 1970

Come riportato da La Gazzetta dello Sport anche il Presidente della Lega B Mauro Balata ricorda lo sportivo quale «uomo con valori profondi e granitici».
«Un supereroe silenzioso e discreto» sembra precisare il ct azzurro Luciano Spalletti, in definitiva un uomo che faceva dell’esempio la sua filosofia di vita. E quando parlava «aveva sempre una buona parola per chi ne aveva bisogno – lo ricorda Franco Baresi su La Repubblica – e lo faceva con la sua pacatezza e la sua signorilità».

Tutti lo ricordano come un campione discreto e riservato, ma al contempo un uomo dai forti valori. Gianni Brera lo aveva soprannominato “Rombo di Tuono”, per il suo impatto fisico ed agonistico durante le partite, ma fuori dal campo preferiva parlare attraverso l’esempio e la rettitudine, e questa dicotomia lo ha reso ancora più straordinario.

Come racconta il Presidente della Figc Gabriele Gravina, «ci ha lasciato un monumento nazionale» (Fonte: Ansa). Persino il Presidente della Fifa Gianni Infantino lo ha ben compreso e riconosciuto a livello internazionale, dichiarando su Instagram «Rombo di Tuono era un campione senza tempo, un uomo duro, eppure molto buono. I suoi valori inattaccabili sono stati un esempio per generazioni di calciatori».

Un mito e un simbolo, per dirla in breve.

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