Foto: Tournier Nicolas (1590 Ca/ 1639 Ca) - L'ipocrita. Parabola della pagliuzza e della trave, olio su tela, 127 x 99 cm., 1632 - ca 1635 © Galleria degli Uffizi, Firenze
Foto: Tournier Nicolas (1590 Ca/ 1639 Ca) - L'ipocrita. Parabola della pagliuzza e della trave, olio su tela, 127 x 99 cm., 1632 - ca 1635 © Galleria degli Uffizi, Firenze
Foto: Tournier Nicolas (1590 Ca/ 1639 Ca) – L’ipocrita. Parabola della pagliuzza e della trave, olio su tela, 127 x 99 cm., 1632 – ca 1635 © Galleria degli Uffizi, Firenze


Quando la scomoda verità illumina il pensiero…

… per apparire veri
si dovrà dire il falso,
e tutte le falsità
diverranno la morale di una nuova verità,
che i veri, giudicati falsi,
accuseranno di falsità…

(… e se i falsi scoprono
che sono veri, si trasformano
allora in veri falsi
per arrestare la verità!)

(Tratto dalla poesia Il bidone, in Poesia di Claudio Elli, OTMA Edizioni, Milano, 1997)

I Paralipòmeni © 2024 Claudio Elli

L’indifferenza di Milano
Milano si distingue in negativo nel rifiutare la cittadinanza onoraria a Julian Assange. Contrariamente ad altri enti locali e aree metropolitane, tra le quali Napoli e Roma, Milano decide di non aderire a un atto di civiltà a difesa della dignità dell’informazione e la salvaguardia dei giornalisti che diffondono la verità. Un Consiglio Comunale, quello milanese, che alla prova dei fatti preferisce non mostrare alcun dissenso sulle decisioni liberticide perpetrate dal Regno Unito che detiene Assange in custodia nella prigione Belmarsh di Sua Maestà, la Guantanamo inglese. Una detenzione in attesa che l’Alta Corte di Londra si pronunci sulla sua estradizione negli Stati Uniti, dove rischia 175 anni di carcere con l’accusa di spionaggio e pirateria informatica solo per aver diffuso, da giornalista australiano non soggetto alle leggi statunitensi, prove inconfutabili sui crimini di guerra americani in Iraq.
La posizione del Comune di Milano, politicamente non pervenuto di fronte a una palese violazione dello stato di diritto e la libertà d’informazione, non può che suscitare indignazione a chiunque credi ancora che la verità sia un irrinunciabile valore deontologico per chi esercita la professione di giornalista e che vada pertanto difesa. L’attuale rappresentanza della città si è dimostrata con questa decisione priva di qualsiasi credibilità democratica, etica, culturale e umana, ponendo il capoluogo lombardo a emblema di una pubblica vergogna per la sua indifferenza istituzionale.
Di seguito riporto il testo integrale del post pubblicato su Facebook da Simone Sollazzo, ex consigliere comunale di Milano impegnato nella lotta per la liberazione di Assange, amico della nostra testata e più di una volta ospite dell’Osteria dell’Asino, che commenta dopo averla seguita la votazione avvenuta nel pomeriggio di lunedì 11 marzo.

Foto © Simone Sollazzo
Foto © Simone Sollazzo

«Città politicamente “assente” per usare un eufemismo. Città opportunista e disumana e votata ormai a ciò che conviene e non più a ciò che è giusto.
Questa è Milano.
Sono rimasto fino a poche ore fa in contatto con il Comitato per la Liberazione di Julian Assange – Italia e i tre ex colleghi consiglieri che hanno presentato la Mozione per conferire a Julian Assange la cittadinanza onoraria. Un gesto che di per sé avrebbe permesso a Milano di unirsi alle altre città metropolitane italiane come Napoli, Roma, Bari e altre amministrazioni più piccole che però hanno avuto il coraggio di alzare la testa contro ciò che è establishment e per ripristinare il rapporto fra noi e la #libertà di informazione che viaggia in stretto contatto con la nostra esigenza di #democrazia. E Assange è proprio il simbolo di questo binomio ormai compromesso.
Compromesso perché qui a Milano, dopo almeno 3 settimane di beceri rinvii per caduta o mancanza del numero legale in aula, stasera il Consiglio affossa la mozione con 12 voti contrari e solo 6 favorevoli e il resto…”missing in action” o semplice voglia di tenersi fuori da questioni spinose.
Non che ci aspettassimo un risultato diverso probabilmente. Ma quantomeno ce la siamo giocata e abbiamo voluto credere che Milano potesse prendere almeno in extremis una posizione.
Milano invece si riconferma capoluogo capace di spingersi e pretendere di stare in prima linea sempre e solo in occasione di eventi mondani, modaioli con ricchi premi, cotillons e atmosfere patinate fra una Olimpiade e un Expo…. Ma per i diritti umani invece il buonsenso può attendere. E Milano sparisce dietro ad un velo d’ipocrisia e mancanza di coraggio.
Questa la verità di un divario ormai insanabile fra istituzione e cittadinanza.
Decisamente deplorevole per una città che sfoggia il titolo di città “medaglia d’oro della Resistenza”.
Sarà anche il caso di svegliarsi e smetterla di vivere di rendita storica adesso. E smetterla di usare termini che vengono decisamente sconfessati poi in aula da una gestione così pavida ed incoerente.
Intanto grazie a chi si è battuto insieme a tutti noi e continuerà a farlo».
(Simone Sollazzo)

ALTRE INFO:
Voto dei consiglieri comunali di Milano sulla proposta per la cittadinanza onoraria a Julian Assange
Comitato per la Liberazione di Julian Assange – Italia


 

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