Foto: copertina libro © Bertoni Editore
Foto: copertina libro © Bertoni Editore
Foto: copertina libro © Bertoni Editore

Il romanzo di una storia esemplare

Ho conosciuto Emanuele Balbo alla Fiera del libro di Torino, sedendomi ad ascoltare alcune presentazioni allo stand della Fuis (Federazione Unitaria Italiana Scrittori).  Dopo avere sentito l’esposizione del romanzo, Un tempo per amare, un tempo per morire, 2023, Bertoni Editore, ho fatto un giro nel padiglione e poi sono tornata nuovamente a sedermi. Il caso ha voluto che egli si fosse – nel frattempo – seduto nei posti più arretrati: l’ho riconosciuto e ho dimostrato interesse per la sua storia. A quel punto, scatta la grande comunicativa dell’Autore, dallo sguardo vivissimo e una fisicità trascinante, che mi ha conquistato in pochi attimi. Ho sentito subito che avrei “dovuto” raccontare a mia volta questa storia vera e carica di tanti significati.

Ma andiamo per ordine: innanzitutto il libro è scritto assieme a Vito Bruschini. Questi è scrittore di professione – oltre che sceneggiatore e regista – con vari titoli all’attivo, nonché riconoscimenti. Emanuele è ormai un imprenditore affermato. Ma un tempo – alla fine degli anni Settanta – è stato uno dei tanti lavoratori, ahimè, vittime di incidente durante lo svolgimento delle proprie funzioni. Ha avuto – prima ancora – una vita oserei dire rocambolesca, segnata da tanti eventi traumatici che lo avrebbero potuto piegare e vincere. Ma lui no, non lo ha permesso. Anzi, ha fatto delle sue esperienze – a partire da quella più drammatica – il motore per una forte presa di coscienza, riscatto e anche scelta di spirito di servizio.

Foto: Vito Bruschini
Foto: Vito Bruschini

Ho raggiunto Vito Bruschini per queste battute che vi propongo. A seguire, le parole del protagonista della storia, e co-autore.

Lucy Lo Russo – Buongiorno Vito, innanzitutto, come hai conosciuto Emanuele Balbo? È un’amicizia di vecchia data o avvenuta a seguito dei servizi sui media a lui dedicati?

Vito Bruschini – L’incontro tra me ed Emanuele è avvenuto grazie a un’amica in comune. Lui veniva da una campagna stampa iniziata dal Corriere della Sera (e ripresa da televisioni e altri media) che aveva fatto conoscere la sua singolare storia, quella di un ragazzo operaio apprendista che subisce un incidente sul lavoro altamente invalidante: una sega circolare per una disattenzione gli taglia di netto la mano sinistra. Emanuele s’immagina un futuro da handicappato, in balia di sovvenzioni e carità pubbliche. Ma un giovane chirurgo, reduce da studi di microchirurgia presso un luminare giapponese, riesce, dopo lunghe e complesse operazioni (durate oltre tre anni) a reimpiantargli l’arto. È la prima operazione di questo genere realizzata con successo in Italia. Questo avvenne nel 1978, ma la notizia passò inosservata perché proprio in quei giorni (…) ebbe luogo il rapimento dell’Onorevole Aldo Moro e l’eccidio della sua scorta, con tutto quello che ne seguì.

L. L. R. – Perché ti sei appassionato alla storia di Emanuele?

Vito Bruschini – L’amica comune mi convinse a incontrarlo. Confesso che all’inizio avevo qualche perplessità. Non ho mai scritto storie di vita vissuta. I miei romanzi sono racconti (per lo più sviluppati in forma di thriller) dove cerco di dare una lettura alternativa dei misteri italiani legati alla nostra storia recente. La sua storia era dunque molto lontano dalle mie tematiche. Decisi comunque d’incontrarlo per accontentare l’amica comune, ma gli avrei dedicato una mezz’ora e poi avrei preso tempo. Non immaginate quante persone mi chiedono di raccontare la loro “straordinaria” vita. Emanuele poteva essere uno dei tanti, non conoscendolo. Un giorno d’estate ci siamo incontrati al bar dell’hotel nei pressi della Camera dei deputati (Emanuele abita ad Este, io a Roma) e, dopo i primi convenevoli, ha iniziato a raccontare la sua storia. Quella mezz’ora è durata più di tre ore e avrei continuato ad ascoltarlo perché oltre che un eccellente affabulatore, Emanuele ha avuto una vita, soprattutto da bambino, davvero degna di essere conosciuta.

L. L. R. – Mi interessa molto capire – e così ai nostri lettori – come avete praticamente collaborato alla scrittura. Non vede essere stato facile e immagino che ci abbiate messo diverso tempo, vista anche la mole del romanzo…

Vito Bruschini – Come dice Emanuele, la nostra collaborazione è stata molto facile… perché lui ci ha messo la voce e io l’orecchio. Nel corso di diversi incontri è sceso nei dettagli di quello che è stato il suo vissuto. Ma ciò che più mi ha colpito di lui è stata la sua generosità, il modo di offrire tutto se stesso al suo prossimo, ma soprattutto la sua forza morale nel decidere di riscattare un’esistenza che fino al giorno dell’incidente gli aveva riservato soltanto dolore e sofferenze.

L. L. R.  – Quando ho parlato con Emanuele a Torino, mi è sembrato di capire che il periodo del collegio lo avesse veramente segnato…

Vito Bruschini – Gli anni trascorsi in un collegio (con la mamma malata, il padre non poteva tenerlo a casa con i fratelli) furono davvero drammatici per le ingiustizie e le prevaricazioni che fu costretto a subire. Ma quello che stupisce di lui è che, una volta recuperata la mano, decise che quella seconda opportunità sarebbe stato lo stimolo per cambiare la propria vita. Dopo di allora, con l’aiuto di sua moglie, lavorò con un unico obiettivo: creare un istituto fisioterapico per aiutare le persone a superare i loro traumi, trattandoli con lo stesso amore di un familiare. Inoltre il sogno era quello di mettere a dirigere l’Istituto [proprio] il chirurgo che l’aveva operato trent’anni prima, il Prof. Cugola. Nel 2010 Emanuele è riuscito a coronare questo suo sogno. E il romanzo ha un ulteriore obiettivo, quello di dimostrare ai ragazzi che, se credono in sé stessi, potranno realizzare tutti i loro sogni.

L. L. R. – È vero Vito: quella di Emanuele è una grande storia di riscatto. Grazie per avere chiarito alcuni eventi e concetti.

Eccomi ora a proporre ai lettori lo scambio avuto con Emanuele Balbo.

Foto: Emanuele Balbo
Foto: Emanuele Balbo

L. L. R. – Quando e perché hai deciso di scrivere – assieme a Vito Bruschini – la tua storia? 

Emanuele Balbo – La decisione di scrivere un romanzo sulla mia vita, insieme all’amico Vito Bruschini, è maturata nel 2018. Questo progetto è nato a seguito di un’esplosione mediatica che coinvolse molte reti televisive nazionali, tra cui Rai 1 con “La vita in diretta”, Rai 2 con “I fatti vostri”, e Rai 3 con “Le parole della settimana”. Anche altre reti, radio e giornali nazionali hanno contribuito a dare visibilità alla mia storia. Tutto ha avuto inizio da un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel marzo 2018, che ha scatenato un’attenzione mediatica senza precedenti. Questo mi ha spinto a voler raccontare la mia storia in modo più approfondito e personale, e la collaborazione con Vito Bruschini è stata fondamentale per trasformare questa idea in un romanzo completo e coinvolgente.

 L. L. R. – Quale evento è stato più doloroso da rievocare e quale il più felice?

Emanuele Balbo – Rievocare gli eventi della mia vita per “Un tempo per amare, un tempo per morire” è stato un viaggio intenso e a tratti doloroso. L’evento più straziante da affrontare è stato senza dubbio il fatidico 2 marzo 1978, il giorno in cui persi la mano sinistra in un grave infortunio sul lavoro. Ricordare quei momenti è sempre doloroso, ma anche un potente promemoria di quanto la vita possa cambiare in meglio. Grazie alla straordinaria professionalità, la dedizione e l’amore di un giovane chirurgo, il professor Landino Cugola, la mia mano fu riattaccata dopo un intervento straordinario che è durato 14 ore, fu il primo reimpianto di mano eseguito in Italia.

L. L. R. – Certo, e soprattutto senza rigetto, come dici nel libro. Com’è stato il processo di guarigione?

Emanuele Balbo – Il processo di guarigione è stato lungo e difficile, ma ha trasformato profondamente la mia vita, portandomi a scoprire una forza interiore che non sapevo di avere. Ma per comprendere appieno questa trasformazione, è meglio [ovviamente] leggere il romanzo. Tra i ricordi più tristi c’è anche il mio trascorso in collegio, durato otto anni, dai (4 anni ai 12 anni). Quel collegio era un vero e proprio lager, un’esperienza dolorosa che ha segnato profondamente la mia infanzia. Di questo non voglio raccontare troppo, perché merita essere letto: Vito Bruschini ha saputo trascrivere nero su bianco tutte le emozioni, i dolori, le poche gioie e le tante sofferenze che chi leggerà potrà assaporare tra le righe. Dall’altro lato, i momenti di gioia sono stati molti. In primo luogo, l’incontro con il professor Landino Cugola, che mi ha donato una nuova opportunità di vita. Poi, l’incontro con Patrizia, mia moglie, che mi ha regalato la gioia di diventare padre. La nascita dei miei figli, Lorenzo e Leonardo, è stata una fonte inesauribile di orgoglio e felicità.

L. L. R. – Prima sei stato uno speaker radiofonico, immerso negli Anni Ottanta a pieno e poi sei diventato imprenditore…

Emanuele Balbo – Sì, non posso dimenticare anche gli incontri con Paolo, Roberta, Federica e Lucrezia, persone che mi hanno aiutato a fondare le mie aziende e con le quali condivido ogni successo. Dico sempre che vivo di luce riflessa, grazie a loro. Rievocare questi momenti di pura gioia ha riacceso in me un profondo senso di gratitudine, ricordandomi quanto siano preziose le esperienze che ci portano felicità. Questi estremi di dolore e felicità danno profondità alla nostra esistenza. Spero che attraverso la mia storia, i lettori possano trovare un riflesso delle loro esperienze e trarre ispirazione e conforto dai miei racconti.

L. L. R. – Come hai trovato la forza di superare i momenti più critici e di adattarti alla tua nuova condizione?

Emanuele Balbo – La mia storia è fatta di estremi, di dolore e gioia, di perdita e rinascita. Attraverso queste esperienze, ho imparato che la resilienza e il sostegno degli altri sono fondamentali per superare le avversità. Spero che la lettura del romanzo possa offrire ispirazione e conforto a chi si trova ad affrontare momenti difficili, mostrando che, anche nelle circostanze più dure, è possibile trovare la forza di andare avanti.

 L. L. R. – Perché, nella tua opinione, gli incidenti sul lavoro sono così frequenti in Italia attualmente? 

Emanuele Balbo – Affrontare questi problemi richiede un impegno concertato da parte del governo, delle aziende e dei lavoratori per creare un ambiente di lavoro più sicuro e consapevole. Gli incidenti sul lavoro in Italia sono frequenti per vari motivi. Innanzitutto, c’è una mancanza di cultura della sicurezza, con la sicurezza percepita spesso come un costo piuttosto che un investimento. La formazione inadeguata dei lavoratori sulle procedure di sicurezza contribuisce ulteriormente al problema.  Le ispezioni e i controlli da parte delle autorità non sono sempre sufficientemente rigorosi o frequenti, permettendo alle aziende non conformi di operare senza conseguenze immediate. La pressione economica spinge molte aziende a ridurre i costi operativi, spesso a scapito della sicurezza, con tagli sul personale addetto alla sicurezza e manutenzione insufficiente delle attrezzature. Infine, la precarietà del lavoro espone i lavoratori temporanei a maggiori rischi, poiché possono essere riluttanti a segnalare condizioni pericolose per paura di perdere il posto e spesso non ricevono lo stesso livello di protezione e formazione dei dipendenti permanenti.

L. L. R. Grazie Emanuele, hai veramente chiarito alcuni snodi della tua vicenda e le ragioni che ti hanno spinto alla collaborazione con Vito Bruschini.

In conclusione, dopo la lettura del libro, che Emanuele mi aveva gentilmente regalato prima ancora di sapere che io fossi giornalista, posso dire di avere “divorato” le 286 pagine del romanzo in pochi giorni. Il libro è scritto in prima persona, e ciò aiuta il lettore ad essere subito coinvolto nelle vicende. L’andamento cronologico accompagna il testo nelle diverse fasi della vita del protagonista. Vita ricca di esperienze, alcune delle quali gioiose ed emozionanti ed in cui il lettore potrà certo riconoscere sé stesso. Nelle disavventure di Emanuele, nella professionalità e umanità del chirurgo Dott. Landino Cugola, negli amici ed affetti del protagonista si può certamente trovare una storia esemplare – all’insegna della resilienza – a cui fare riferimento o da suggerire col passa-parola. La citazione dall’Ecclesiaste non è a sproposito: Emanuele ha avuto un tempo per tutto, ha molto da dire attraverso la sua vicenda, ma soprattutto, è riuscito a darle un senso.

Bruschini Vito con Balbo Emanuele
Un tempo per amare, un tempo per morire
Bertoni Editore, 2023

TRAILER DEL LIBRO

 

 

Per acquistare il libro:
BERTONI EDITORE
IBS

Gli Autori:
VITO BRUSCHINI – Wikipedia
EMANUELE BALBO – Facebook 

Comments (3)

  1. Ho avuto il privilegio di leggere il libro di Emanuele appena pubblicato e devo dire che mi ha emozionato tantissimo, sia per la sua tenacia e per la forza d’animo che lo contraddistingue. Complimenti anche allo scrittore Vito Bruschini per la sua professionalità.

  2. Questo libro ha la capacità di fare riflettere sulla vita, infondere coraggio e amore. L’ho letto in pochi giorni davanti al mare, con immenso piacere. Scritto bene, benissimo, con un po’ di ironia anche grazie a Vito Bruschini. Grazie Emanuele. 🍀🙏

  3. Il libro è una scoperta fino alla fine! Se, come sta scritto ad un certo punto nel testo, le nostre vite sono guidate “dall’energia sottile”, non vi è dubbio che il racconto delle esperienze vissute da Emanuele ha il potere di mettere in moto tantissima “energia sottile” positiva. Un libro che insegna molto. Grazie di cuore a chi mi ha permesso di conoscerlo e leggerlo.

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