Foto di scena: Uso Umano di esseri umani. Un esercizio in Lingua Generalissima di Romeo Castellucci, Socìetas Raffaello Sanzio, all'Ex Ospedale dei Bastardini di Bologna
Foto di scena: Uso Umano di esseri umani. Un esercizio in Lingua Generalissima di Romeo Castellucci, Socìetas Raffaello Sanzio, all'Ex Ospedale dei Bastardini di Bologna
Foto di scena © Luca Del Pia

Assistere ad uno spettacolo della Socìetas Raffaello Sanzio è come prendere parte ad un rito. Così è avvenuto anche questa volta nell’ambientazione semi-abbandonata  dell’Ex Ospedale dei Bastardini di Bologna con Uso umano di esseri umani- Un esercizio in Lingua Generalissima, uno dei tanti progetti speciali previsti all’interno della rassegna  E la volpe disse al corvo-corso di linguistica generale, strutturato” in dieci volumi”(come osserva la curatrice del progetto Piersandra Di Matteo) e cinque mesi, dedicati all’opera di Romeo Castellucci  e dislocati in vari luoghi della città. Uno spazio pieno di storia quello dell’Ex Ospedale, visitato dagli spettatori in ore diurne, bagnato da una luce naturale metafisica e rarefatta che, come osserva Castellucci, ricorda quella del Beato Angelico. L’ottica con cui è stato costruita l’intera messa in scena rifugge per lo più l’artificio per aderire agli spazi e alla luce in profonda osmosi (fatta eccezione per una parte dello spettacolo in cui al vetro di una finestra è stato applicato un filtro blu che rende il luogo della stessa colorazione, con simbologia evocante lo spirituale). Storditi da un forte odore di ammoniaca (primo messaggio alchemico all’interno del lavoro pieno di richiami esoterici, che tra l’altro ci rimanda alla decomposizione del corpo, in tema con ciò a cui andremo ad assistere)siamo accolti in una grande stanza candida in un prologo che vede quattro personaggi abbigliati con tute e maschere da squadra speciale durante un’ispezione con materiale contaminato, maneggiare un pannello circolare di un’ampiezza dal diametro di circa tre metri e mezzo, su cui è iscritta la Lingua Generalissima (lingua coniata da Claudia Castellucci già nel lontano’ 85 a partire dallo studio di lingue creole e dell’Ars Magna del teologo esoterico alchimista Raimondo Lullo e composta da quattrocento termini omnicomprensivi). Una incursione-suggestione forse al Fedro di Platone e dunque all’immortalità dell’anima con la presenza stilizzata del carro ridotto ad una ruota e dei cavalli tradotti con protesi di zampe, e poi ancora lo schema circolare fatto scivolare sull’accesso della sala a simulare la porta sepolcrale di Lazzaro e poi tolto, ci fanno accedere alla seconda scena. In un’altra sala ingombra di tele imballate sulla cui parete centrale campeggia la riproduzione del grande affresco trecentesco di Giotto  “La resurrezione di Lazzaro”(composto da due pannelli appoggiati al muro con frattura centrale), assistiamo alla teatralizzazione della medesima ricostruita con al centro un Gesù ed un Lazzaro vestiti in giacca e cravatta in versione contemporanea e al lato personaggi avvolti in teli che impersonano Marta, Maria, familiari, amici. Dopo un primo dialogo comprensibile, attraverso quattro “ciak” consecutivi  che seguono i  principi teorizzati nella Generalissima , le frasi pronunciate da Gesù e da Lazzaro tendono all’astrazione  e per questo diventano sempre più smaterializzate ed incorporee come l’anima di Lazzaro che viene resuscitata da Gesù (dalle quattrocento parole, si passa ad ottanta per poi arrivare a sedici e finire con quattro nell’ultima scena: agone, apotema, meteora, blok). L’ultima parte vede l’apoteosi del rito: Gesù, disteso sulla ruota della Generalissima sul cui petto è posta una protesi di un arto di cavallo, è portato ad essere sepolto attorniato dagli spettatori. Quindi il gruppo russo dei Phurpa esegue dal vivo in penombra un canto difonico che si rifà alla tradizione tibetana, quasi un mantra. La parola si è ormai resa completamente  incorporea, tanto che si è fatta suono, è musica non più rappresentativa ma manifestativa, cosa che ci consente di arrivare alla pura essenza. E’ vibrante preghiera che risuona in ognuno di noi e nelle pareti degli spazi. Uso umani di esseri umani è un lavoro estremamente complesso ed affascinante pieno di chiavi intriganti di lettura: e così lo studio sul linguaggio si mescola alla scelta di mettere in scena  uno degli episodi più popolari del Nuovo Testamento ed insieme di rappresentare un avvenimento che per certe letture esoteriche è rito di iniziazione, ed inoltre è riflessione sul teatro e sull’arte. Una metafora forse per dire che “il Verbo”in senso tradizionale(il Vangelo di Giovanni inizia proprio con “In principio era il Verbo”) può resuscitare il teatro sino ad un certo punto. Oggi quanto non mai ci sono da considerare altre direzioni, infatti l’esercizio a cui assistiamo va sempre più verso un’astrazione, verso la trascendenza della parola stessa al fine della Resurrezione. L’arte sfugge al controllo e non può essere subordinata ed imbrigliata al Linguaggio ed è così che diventa valida per tutti, universale. L’opera d’arte quando è compiuta si inscrive in un orizzonte più ampio e complesso che è quello della vita e dell’Eternità.

Produzione Socìetas Raffaello Sanzio, in collaborazione con Xing/Bologna, in coproduzione con Electrotheatre Stanislavsky/Mosca, Kunstenfestivaldesarts/Bruxelles

Uso Umano di esseri umani. Un esercizio in Lingua Generalissima di Romeo Castellucci
Testo di Claudia Castellucci

prima assoluta

Con Simone Bobini, Dario Boldrini, Bernardo Bruno, Silvano Voltolina
e con Isabella Benedettelli, Nina Bollini, Sabina Borelli, Gemma Carbone, Serena Dibiase, Nicole Guerzoni, Silvio Impegnoso, Andrea Alessandro La Bozzetta, Andrea Meloni, Paola Stella Minni, Manoel Morelli, Filippo Pagotto

Musica dal vivo dei Phurpa
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Disegno tecnico della Generalissima Paride Piccinini
Tecnica del suono: Stefano Carboni
Attrezzeria: Vito Matera, Gionni Gardini

Bologna, Ex Ospedale dei Bastardini, via d’Azeglio 41
Venerdi 14 febbraio h15, sabato 15 febbraio h12 + h15, domenica 16 febbraio h12 + h15

INFO sul progetto e la volpe disse al corvo:
www.elavolpedissealcorvo.it
www.comune.bologna.it/cultura